Uno sguardo sulla ritenuta d’acconto, ecco che cosa bisogna ricordare soprattutto nei confronti dell’Agenzia delle Entrate
Si sente parlare spesso di ritenuta d’acconto, da non condere con la partita iva, e spesso è capitato a lavoratori autonomi o professionisti di incontrare questa modalità di pagamento nello svolgimento delle loro attività. Infatti la ritenuta d’acconto è applicata dal datore di lavoro al momento del versamento della retribuzione di lavoratori dipendenti, autonomi e professionisti.
Questa cifra deve essere poi versata all’Agenzia delle Entrate dal sostituto di imposta, cioè da chi applica alla fonte questa ritenuta. La parte percentuale che si trattiene dipende da alcune variabili: cambia a seconda del tipo di prestazione e del parametro anagrafico. Il datore di lavoro, o il sostituto d’imposta se si preferisce che applica la ritenuta, deve versare quanto trattenuto direttamente alle Agenzia delle Entrate, ma proprio per questo è necessario verificare periodicamente.
La ritenuta d’acconto fu introdotta per lottare contro l’evasione fiscale dal Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) numero 600 del 1973, infatti chi versa un reddito (paga un dipendente o una fattura) paga parte delle imposte del fornitore. Lo scopo della ritenuta è alleggerire le incombenze del contribuente, con un carico fiscale suddiviso. Gli importi così sono versati al Fisco per le imposte, con il risultato di contenere l’evasione fiscale.
La ritenuta d’acconto corrisponde a una parte delle imposte e si applica a retribuzioni che possono essere derivate da redditi da lavoro dipendente (e assimilati), da compensi per lavoratori autonomi, da onorari anche per prestazioni occasionali, da interessi per guadagni per obbligazioni, per titoli assimilabili e per cambiali finanziarie, per premi vi vincite da giochi di vario tipo (come indica l’articolo 23 del Decreto del Presidente della Repubblica numero 600 del 1973).
Queste sono le situazioni più comuni in cui ci si imbatte nella ritenuta d’acconto. Tra l’altro si ricorda che nel caso di pagamento al di sotto dei 25,82 euro la ritenuta di acconto non si applica, così come non è applicata da soggetti che non svolgono attività commerciale. Già da questa prima carrellata informativa si capisce che sia necessario accettarsi che gli acconti siano effettivamente versati all’Agenzia delle Entrate, riguardando direttamente le imposte da pagare.
Ci sono aspetti molto importanti da conoscere sulla ritenuta d’acconto, decisivi per il contribuente. Non esiste una sola percentuale di ritenuta così come la base imponibile su cui si applica può variare. Alcuni esempi abbastanza frequenti:
Quindi la ritenuta d’acconto si applica alle retribuzione e compensi spettanti ai lavoratori, collaboratori, eccetera per saldare le prestazioni. Chi versa il compenso, il sostituto d’imposta, a farsi carico di versare il dovuto all’Agenzia delle Entrate, di solito entro il sedicesimo giorno del mese successivo a quello in cui il collaboratore è pagato. Il versamento si fa mediante modello F24 con il codice tributo 1040.