Alla fine del mese di vacanza anche il Reddito di Cittadinanza avrà un nuovo destino, ma soprattutto i percettori dovranno vedersela con questa nuova misura
Fra poco più di un mese cadrà il giorno segnato di rosso del Ferragosto e per molte autostrade e caselli si toccherà l’apice degli ingorghi, delle file di auto in attesa di raggiungere le località di vacanza per l’agognato e meritato riposo. Nel frattempo, nonostante il cuore e lo spirito proiettato nella dimensione del relax, occorre quotidianamente portare a casa la giornata, con tutte le incombenze che la realtà professionale (a tutti i livelli) può offrire.
Certo, la dimensione del lavoro cambia totalmente di prospettiva se viene valutata da un punto di vista occupazionale; in altri termini, in un ambito macroscopico. Sì, perché tendenzialmente la data del 30 giugno rappresenta la scadenza di molti contratti a tempo determinato, e dal 1° luglio in poi, come molti cercatori di posti di lavoro sanno, si apre un buco nero che si estende fino a settembre; ma non per ottenere un nuovo contratto, ma per restare pronti all’apertura del nebuloso processo di selezioni ed assunzioni.
Senza dubbio, fino a settembre si estende anche il lungo processo di rielaborazione delle misure di sostegno economico in cui è coinvolto l’INPS. Si tratta sia degli attuali ricalcoli dei ratei dovuti all’adeguamento ISTAT in base agli indici inflazionistici, sia per quanto riguarda strettamente i termini normativi di importanti supporti. Il riferimento più diretto è quello del Reddito di Cittadinanza, in corso di radicale trasformazione almeno dal punto di vista dei suoi obiettivi.
Effettivamente occorre parlare di cessazione. La misura che dal 2019 soccorre i redditi più bassi è entrata, per larga parte, nel mese della definitiva chiusura delle sue erogazioni in partenza. Luglio è infatti l’ultima mensilità per molti percettori iscritti nelle liste a partire da gennaio. Entro il 30 giugno, vi è stata l’ultima chiamata di richieste. Parallelamente, prima del subentro definitivo del 1° gennaio 2024, entrano il Supporto Formazione e Lavoro (per i lavoratori) e l’Assegno di Inclusione (per i soggetti non occupabili).
L’AdI è destinato alle persone che non sono abilitate all’occupazione, come soggetti over 60, minorenni e disabili. L’assegno mensile è pari a 500 euro per 12 mesi rinnovabili. Il SFL consta invece di un rateo di 350 euro (anziché 500 euro del RdC) per 12 mesi non rinnovabili. Per ottenerlo i soggetti occupabili devono inoltrare la domanda al Sistema informativo per l’inclusione sociale lavorativa.
Sono chiamati coloro di età compresa tra 18 e 59 anni, e in possesso di un ISEE familiare non superiore a 6mila euro annui e disoccupati. Nella piattaforma SIISL essi dovranno sottoscrivere un patto di attivazione digitale; una volta firmato, il lavoratore verrà convocato presso il servizio per il lavoro competente. Ad occuparsi della ricerca di un occupazione vi è la mediazione di tre agenzie per il lavoro.
Non è esclusa l’adesione ai percorsi formativi previsti dal Programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (GOL). Successivamente, il soggetto verrà contattato nell’ambito delle offerte di lavoro o di formazione. Mentre si percepisce l’assegno dell’ammortizzatore sociale, il percettore deve confermare, ogni 90 giorni, la partecipazione ai servizi di riqualificazione professionale; pena, la sospensione del beneficio.