Ecco come è possibile seguire il proprio percorso contributivo utile a raggiungere l traguardo della pensione. A quali strumenti bisogna ricorrere
ll lavoro rappresenta la prima prerogativa contenuta proprio nel primo articolo della Costituzione Italiana. Il primato di questa posizione di principio è utile per definire dunque l’importanza che nell’ordinamento legislativo ricopre un diritto inalienabile nella vita di ogni cittadino, come appunto il lavoro. Si tratta però di un diritto che deve fare i conti con i dettami mercantilistici, espressione di competitività e di soppressione della concorrenza.
In altre parole, mentre c’è qualcuno che vince, c’è qualun altro che non sta perdendo ma soccombendo. E spesso tale status non è dovuto al gareggiare fra due competitori, bensì dallo stato di adeguamento verso una nuova concettualità di professioni e di margine del business. Oggi si parla di mercato delle competenze; e di fronte ad un mondo in continua evoluzione, il percorso di acquisizione delle competenze è pressoché senza fine, almeno per un essere umano. Sì, perché la velocità di cambiamento degli standard è più incline alla velocità passiva di un algoritmo che di un lavoratore, il quale oltre a dare il proprio contributo al mantenimento dello Stato, vuole garantire il mantenimento della propria famiglia e, ad un certo punto, fermarsi e andare in pensione.
Il tema della pensione è dunque correlato con quello della dimensione lavoro; così come lo è l’ambito della disoccupazione. È in quest’ultimo contesto che emerge in tutta evidenza la sfera assistenziale dello Stato, nel momento in cui, non essendo in grado di allinearsi alle dinamiche del mercato occupazionale, tampona le falle temporali dello stato di disoccupazione elargendo un’indennità.
Ad erogarla è l’INPS; l’indennità di disoccupazione, invece, prende il nome di Naspi, ad appannaggio di lavoratori dipendenti e collaboratori. Essa viene erogata per un minimo di sei mesi, ma la decorrenza è estesa a seconda del contratto nazionale relativo alla categoria di appartenenza. Dopo sei mesi, il rateo mensile, inizialmente calcolato sul 75% della media delle buste paga degli ultimi quattro anni, si riduce del 3% mese per mese.
Certo, ogni periodo di disoccupazione allontana dal traguardo della pensione, ufficialmente raggiunta a 67 anni e con almeno 20 anni di contributi versati. A meno che non ci si voglia fermare prima con il sistema antipato della Quota 103 (al 2023, 41 anni contributivi raggiunti a 62 anni di età). Ma i congedi anticipati sono suscettibili delle condizioni demografiche che di anno in anno si presentano rispetto alle forze lavoro da mettere in campo.
Nel frattempo è possibile seguire il proprio percorso di cumulo dei contributi. E come molti contesti, la Rete, in tal senso, tende una mano. Accedendo alle sezioni pensionistiche dell’INPS, autenticandosi tramite SPID, CIE o CNS è possibile visualizzare il proprio estratto conto contributivo. Esso contiene tutti i contributi versati dal lavoratore e dai suoi datori di lavoro. In caso di errore, è possibile compilare un apposito modulo per chiedere all’INPS la rettifica della compilazione circa i periodi contributivi mancanti.
Nell’ECC sono contenuti i dati sulla situazione contributiva, ma anche la posizione assicurativa che permette di godere del diritto su prestazioni previdenziali in base ai contributi versati; il diritto a prestazioni previdenziali come la Naspi o l’indennità di maternità/paternità; e infine i debiti previdenziali, in presenza di lacune nei versamenti o i contributi dovuti a successive rettifiche da parte dell’INPS. In tal modo, oltre a gestire la propria strategia previdenziale, si può approntare un’opportuna ed efficiente strategia di risparmio.