Aperto il testamento di Silvio Berlusconi, la fidanzata Marta Fascina ottiene la sua cospicua parte, ma la legittimità di questa è a rischio. Il motivo
In queste settimane che hanno separato la morte di Silvio Berlusconi, avvenuta lo scorso 12 giugno, e l’attesa apertura del testamento, si è manifestato un umore che in fondo non è affiorato per trent’anni di ribalta del noto leader politico di Forza Italia e imprenditore: una sorta di velata discrezione, un inatteso silenzio su quel nome che è rimasto sulla bocca delle ultime generazioni del dibattito pubblico.
Si è assistito ad un’iniziale corsa dei canali del piccolo schermo nei cui salotti sono state date differenti versioni di commiato: chi lo ha celebrato, chi ha tributato l’onore delle armi in qualità di avversario politico, chi – ancora – lo ha stroncato definitivamente quale iattura culturale sul viale del tramonto. Insomma, un processo per il giudizio politico e per la Storia, dopo tanti processi giudiziari. Ebbene, dopo qualche decennio, il cui nome ha echeggiato la quotidianità e – quasi – il folclore, fa strano aver assistito ad un quasi silenzioso congedo.
Quale rischio per Marta Fascina di perdere l’eredità di Berlusconi
In fondo, come capita a tutte le personalità pubbliche che hanno scandito nel bene e nel male la vita politica di un Paese, il giudizio della Storia è sì inevitabile, ma non avviene per direttissima: sarà il processo di una lunga riflessione che narreranno gli storici di domani. Insomma, l’eredità di Silvio Berlusconi nei confronti non della sua famiglia o dei dipendenti delle sue aziende, ma dell’Itlalia e del suo popolo, va ben al di là del suo patrimonio per quanto vasto.
Come accennato, si tratta di un’eredità di tipo culturale, costruita proprio nelle pieghe della sua scintillante carriera da imprenditore: da immobiliarista, a editore e magnate delle televisioni private, la responsabilità culturale diventa un obbligo etico e morale se si intende quanto sia potente il messaggio trasmesso dal mezzo della televisione (delle sue televisioni); il giudizio, altresì, sulla sua visione di fare la tv sarà ugualmente oggetto del futuro dibattito storico.
Come la legittimità della quota di Marta Fascina potrebbe essere a rischio
Non è da dimenticare che l’esperienza da imprenditore pubblicitario, che ha costruito la sua ricchezza creando spazi pubblicitari, ha trovato l’esemplare applicazione nella conduzione del suo partito politico, nato nel 1994, Forza Italia. Pertanto, l’altra eredità da spartire o da prendere in consegna, è quella di tipo politico, ben più pesante, con l’ingombrante ombra del suo carismatico presidente.
Alla fine della fiera, il testamento è stato aperto, e non ha rivelato sorprese. In pratica, era quasi tutto ampiamente previsto. Attori della cospicua eredità sono stati i figli, il fratello Paolo Berlusconi e la fidanzata Marta Fascina. A Marina e Pier Silvio Berlusconi va il controllo dei consigli di amministrazione dell’impero televisivo e delle holding. Quote più modeste (alla maniera di uno degli uomini più ricchi d’Italia) anche ai figli avuti da Veronica Lario, Barbara, Eleonora e Luigi.
Nei tre testamenti complessivi, salta fuori altresì l’eredità politica, quella del partito, messa nelle mani di Marta Fascina, attualmente parlamentare. Ma non solo: anche 100 milioni di euro, così come 100 milioni di euro sono andati al fratello e 30 milioni di euro al fidato amico Marcello Dell’Utri. Ebbene, queste ultime condizioni potrebbero essere messe in discussioni dall’incipit delle volontà scritte dallo stesso Cavaliere.
Quel “Se non torno” iniziale lascia intendere il suo decesso, sì, ma nel contesto del suo ricovero precedente dovuto ad un’insufficienza renale, non per leucemia di cui soffriva dal dicembre 2021, causa effettiva della sua morte. In sostanza, le quote di Fascina e Dell’Utri potrebbero dunque non essere legittime e essere conglobate nella quota del fratello. Ad ogni modo, i due potrebbero richiedere nuove valutazioni in sede civile, ma tutti i chiamati all’eredità non appaiono in disaccordo con le disposizioni.