La Corte dei Conti ha rendicontato un introito che si aggira intorno ai 7,6 milioni di euro per i secondi lavori illegali da parte del dipendenti del settore pubblico
Essere dipendenti della pubblica amministrazione dà senza dubbio numerosi vantaggi. Innanzitutto si ha un contratto a tempo indeterminato che fino a tempo poco tempo fa era assolutamente intoccabile. Con le nuove regole sulla trasparenza del settore pubblico, anche i licenziamenti sono stati introdotti, ma soltanto per giusta causa. Essa può dipendere da un’assenza ingiustificata e reiterata, dall’allontanamento dal posto di lavoro senza richiederne il permesso, da comportamenti che travalichino l’etica professionale.
Oltre al licenziamento in tronco, al quale il dipendente si può appellare, ci sono delle sanzioni che possono essere comminateai dipendenti pubblici. Ad esempio quando richiedono ai cittadini dei documenti che non sono obbligatori, quali un documento ufficiale al posto dell’atto di notorietà. Solo ove previsto. Ovviamente i comportamenti di corruzione e di concussione, dunque del rilascio di documenti sotto erogazione di denaro o di prestazioni favorevoli, è fortemente sanzionato ed entra anche nelle ipotesi di reato.
Dall’altro canto si può dire che un dipendente pubblico, che ha ottenuto l’impiego tramite concorso pubblico, e tutelato maggiormente. Specialmente in un mondo attuale del lavoro connotato da estrema precarietà. Tuttavia anche i dipendenti pubblici hanno delle limitazioni. Come ad esempio quella di svolgere un secondo lavoro professionale. Vediamo come è disciplinata la questione dalla legge.
Secondo lavoro per i dipendenti pubblici, quando è concesso
Il secondo impiego, dunque il doppio lavoro per il dipendente pubblico, è interdetto nella maggior parte dei casi. Ovviamente se si parla di incarichi retribuiti. E specialmente nei casi in cui si abbiano delle partnership con aziende private. L’autorizzazione al doppio lavoro può essere concessa su richiesta nei seguenti casi:
- Incarichi che prevedono la collaborazione con giornali, riviste, enciclopedie eccetera;
- Partecipazione a convegni e seminari che consentono al dipendente pubblico di percepire un compenso in qualità di organizzatore;
- Incarichi con rimborso spese documentate;
- Profitti che provengono da opere dell’ingegno o da invenzione industriali di cui dipendente sia autore o inventore;
- Incarichi presso sindacati, con mansioni conferite dalla stessa organizzazione;
- Attività formative dirette ai dipendenti della pubblica amministrazione;
- Nel caso in cui, per svolgere tale incarico esterno, il lavoratore si pone in posizione di aspettativa, di comando o di fuori ruolo.
Queste condizioni rendono possibile il doppio lavoro per i dipendenti pubblici, sempre che siano autorizzati ufficialmente. Se un dipendente pubblico è anche un libero professionista, Esso può accedere al lavoro autonomo esclusivamente se nel contratto con il pubblico settore è segnato un part time del 50% o cifra inferiore. E solo se non va in contrasto con i principi di compatibilità con il pubblico impiego.
Il doppio lavoro, l’llegalità della questione
Nonostante esistano queste regole, di cui dipendenti del pubblico impiego sono ampiamente informati, La Corte dei Conti ha confermato che nel 2022 i dipendenti pubblici che raggirano le regole del pubblico impiego, svolgendo contemporaneamente un secondo lavoro, sono aumentati del 13%. Con un introito totale che si aggira intorno ai 7,6 milioni di euro.
Questo è possibile soltanto timbrando il cartellino, non presentandosi al lavoro, ed effettuando un altro impiego mentre sarebbe richiesta la presenza come da contratto. La violazione di queste regole comporta licenziamento, sospensione dal servizio, ed anche attivazione di procedimenti penali. Il report della magistratura contabile a identificato nel 2022 168 casi accertati.