Tra i mesi di giugno e luglio ci sono state numerose segnalazioni di ritardo che riguardano il pagamento dell’Assegno Unico
Una delle novità principali che ha riguardato, in termini di aiuto statale, le famiglie italiane è senza ombra di dubbio l‘Assegno Unico Universale. Si tratta di una misura introdotta nel marzo 2022 dal governo Draghi e prorogata poi dal governo Meloni attraverso la Legge di Bilancio 2023.
L’Assegno Unico Universale ha sostituito i vari bonus presenti sino a quel momento nelle buste paga degli italiani e spetta a tutte le famiglie con figli a carico fino a 21 anni e senza limiti di età nel caso in cui i figli dovessero presentare una qualche disabilità. Il suo importo, che varia a seconda dell’ISEE, è accreditato direttamente sul codice IBAN della carta inserito al momento della domanda.
A partire dallo scorso mese di maggio il pagamento dell’Assegno Unico è erogato dall’INPS in due date ben distinte. Una prima data di accrediti va dal 10 al 20 di ogni mese e riguarda tutti coloro che non hanno subito variazioni di importo e riscuotono la stessa cifra di sempre. La seconda data di accredito, invece, è quella che va dal 20 al 30 di ogni mese e riguarda chi riscuote una somma diversa dal solito.
Per quanto riguarda proprio il mese di luglio che molti percettori si sono resi conto che l’importo dell’AU è diverso da quello degli scorsi mesi e, in alcuni, casi, è anche in negativo. La ricarica del mese di luglio, infatti, potrebbe essere diversa per molti percettori a causa di vari conguagli a debito che l’INPS sta calcolando proprio riguardo questa misura.
Si tratta dello stesso procedimento che l’INPS ha attuato a giugno: l’Istituto ha provveduto o a erogare delle somme che erroneamente non aveva pagato in passato o a trattenere delle somme erroneamente erogate in passato. Nel caso in cui l’INPS stia recuperando le somme, il recupero avviene in maniera graduale e a rate: ogni mese l’Istituto decurterà una quota fino a che il debito non sarà totalmente estinto.
Molti percettori dell’Assegno Unico, poi, potrebbero vedere slittare in avanti il pagamento dell’assegno nel mese di luglio. Questo accade nel caso in cui l‘INPS non ha fatto in tempo ad agganciare l’ISEE 2023 anche nel caso in cui questo fosse stato correttamente presentato entro il 28 febbraio 2023.
Ovviamente tutti coloro che hanno presentato l’ISEE da marzo in poi non perderanno l’AU e nemmeno gli arretrati ma riceveranno in ritardo il pagamento di quanto gli spetta. Il ritardo è dovuto proprio al fatto che l’INPS dovrà aggiornare la situazione del percettore considerando il nuovo ISEE. Intanto l’INPS pagherà la cifra minima dell’AU: solo dopo i dovuti calcoli e controlli pagherà la cifra corretta.
Come detto, però, in alcuni casi l‘INPS non è riuscito ad agganciare l’ISEE nemmeno se è stata presentata prima della scadenza del 28 febbraio. Questo è accaduto perché, come spiega l’INPS sulla pagina Facebook “Inps per la famiglia”, presentare la dichiarazione ISEE il 28 febbraio equivale a presentarla dopo la scadenza. L’INPS, infatti, in questo caso, può recepire l’ISEE il giorno successivo e quindi risulta come essere stata consegnata a marzo.