Revoche RdC: chi perderà l’aiuto statale adesso

Il servizio per aggiornare la propria posizione richiedendo delle verfiiche ulteriori nei casi di revoche del Reddito di Cittadinanza (RdC)

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Reddito di Cittadinanza (Screenshot Facebook – pensioniora.it)

Ultime settimane di erogazione per il Reddito di Cittadinanza (RdC) per migliaia di percettori in tutta la penisola. Infatti questa di luglio sarà l’ultima ricarica della carta per gli occupabili al lavoro dai 18 ai 59 anni che non fanno parte di nuclei familiari al cui interno vi siano soggetti fragili (anziani oltre i 60 anni, minorenni e disabili a carico). Per alcuni di loro partirà una nuova prestazione a settembre il Supporto per la formazione e il lavoro, misura del tutto diversa dal Reddito di Cittadinanza.

Le famiglie con componenti fragili e i soggetti presi in carico dai servizi sociali entro il 30 giugno dell’anno in corso perché considerati non attivabili al lavoro potranno percepire la misura fino al mese di dicembre. Dopodiché a partire da gennaio ci sarà l’Assegno di inclusione, prestazione più simile al precedente sussidio contro la povertà e per l’inclusione sociale.

Come agire nelle revoche del RdC

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Reddito di Cittadinanza (Foto Adobe – pensioniora.it)

Comunque ci sono delle possibilità per i beneficiari che hanno visto revocato loro il Reddito di Cittadinanza (RdC) infatti c’è la possibilità di inviare ai Comuni una richiesta di ulteriore controlli proprio in caso di revoca, verificatesi a causa di irregolarità nelle procedure. Ma di che cosa si tratta? Alcuni Comuni possono mettere a disposizione dei cittadini la possibilità di ulteriori controlli a condizione che i nominativi dei beneficiari del sussidio siano apparsi sulla piattaforma Ge.P.I. e che l’Inps abbia concluso le lavorazioni del caso.

La piattaforma Ge.P.I. è la piattaforma per la gestione del Patto di inclusione sociale “strumento per l’attuazione delle attività di competenza dei Comuni rivolte ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza”. Le richieste di verifica in caso di revoca fanno indirizzate ai Comuni di residenza con l’indicazione del codice fiscale, del numero di pratica del Reddito di Cittadinanza (RdC), di un recapito telefonico, di ogni documento che dimostri la residenza in Italia negli ultimi 10 anni (per esempio contratti di lavoro, di affitto, documentazione sanitaria, certificazioni di frequenza a corsi, eccetera).

I documenti dovranno essere inviati in formato pdf e le lavorazioni saranno effettuate nell’ordine di arrivo della domanda e soltanto se inoltrate via e-mail agli indirizzi comunali dedicati a questo servizio specifico.

Verifiche delle inconguenze

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Reddito di Cittadinanza (Foto Adobe – pensioniora.it)

Inviando la richiesta di controllo per le pratiche del Reddito di Cittadinanza ai Comuni di residenza, le eventuali incongruenze che hanno causato le revoche nell’erogazione potranno essere risolte. Condizione non evitabile tuttavia è la presenza delle pratiche revocate sulla piattaforma Ge.P.I. relativa al Comune di residenza del beneficiario con problemi. Se la documentazione non è presente nella piattaforma le richieste di verifica non saranno prese in considerazione.

Questa possibilità quindi può essere utilizzata per sbloccare situazioni di revoca nell’erogazione, ma occorre che il Comune di residenza abbia attivato questa procedura per i residenti del proprio territorio. Quindi bisogna assicurarsi che sia predisposta dalla propria Amministrazione comunale prima di intraprendere questo procedimento.

La possibilità funziona per le incongruenze di carattere anagrafico e di residenza per le quali l’erogazione del Reddito di Cittadinanza sia stata fermata e revocata, ma che comunque possono essere risolte in presenza di documentazione non presa in considerazione in precedenza.

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