Quando il reddito di cittadinanza diventerà assegno di inclusione ci potrebbro essere sensibili differenze in termini di importo
Chi percepisce ancora il reddito di cittadinanza, sa bene che la sua vita sarà ancora a breve. Difatti la misura verrà accantonata definitivamente il primo gennaio 2024. E sostituita dall’assegno di inclusione, di cui si conoscono i presupposti, ma che potrebbero essere modificati in corso d’opera. Per il momento luglio è l’ultimo mese in cui i beneficiari Rdc abili al lavoro avranno diritto alla ricarica sulla Rdc card. Difatti il beneficio nel 2023 era stato ridotto a sette mesi per i soggetti occupabili, ovvero coloro che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 59 anni e che non presentano inabilità al lavoro. Per loro lo stop è definitivo già dal mese di agosto.
Rimane la possibilità di continuare ad avere un piccolo contributo nel momento in cui si sottoscriva il patto d’inclusione con i centri per l’impiego per frequentare corsi di avviamento professionale, tirocini o corsi di formazione. Le altre famiglie, nelle quali è presente almeno un componente minorenne, con età maggiore a 59 anni o disabili, il beneficio andrà avanti fino allo scadere dell’anno. E poi si trasformerà in una nuova misura: l’assegno di inclusione. Il quale, nonostante le similitudini con il reddito di cittadinanza, ha delle sostanziali differenze, sia nei presupposti che nei risvolti pratici.
Sostanzialmente, nonostante il nucleo familiare continui ad avere enorme valore ai fini dell’erogazione, l’assegno di inclusione differisce dal reddito di cittadinanza per le modalità di calcolo dell’importo e per i presupposti della misura stessa. Mentre il reddito di cittadinanza era uno strumento di politica attiva, anche se poi è stato difficile applicarlo a causa della pandemia, l’assegno di inclusione è un sussidio a tutti gli effetti. Per alcune famiglie, specialmente quelle che hanno un maggior numero di anziani e disabili tra i componenti, non dovrebbe cambiare molto, per altre sì.
Con l’esclusione degli ‘occupabili‘, i calcoli si modificano sensibilmente. Difatti nelle scale di equivalenza i soggetti abili al lavoro tra i 18 ed i 59 anni non hanno diritto a nulla. Per fare un esempio, in una famiglia in cui un solo membro è considerato protetto, mettiamo un genitore maschio con età superiore a 59 anni, mentre gli altri due no – figlia di 21 anni e genitrice di 55 anni – con l’assegno di inclusione finirà per ottenere un importo mensile di 500 euro, mentre con il reddito di cittadinanza l’ammontare erano 800 euro.
Questo perché sono state modificate le scale di equivalenza rispetto all’Rdc e considerate, in quella famiglia tipo, madre e figlia occupabili. Di conseguenza con l’assegno di inclusione la scala di equivalenza è pari ad uno, mentre con il reddito di cittadinanza sarebbe stata 1,6, tenendo in considerazione eventuali percorsi di studi della giovane donna. Questo esempio può essere applicabile a molte famiglie. Senza dubbio si può dire che l’assegno di inclusione comporterà una riduzione sensibile degli assegni per molte famiglie italiane che ad oggi ottengono mensilmente l’importo del reddito di cittadinanza sull’Rdc card.