La pensione di reversibilità può anche essere condivisa tra coniuge ed ex. In quali casi l’ex moglie può ricevere l’intera somma?
La pensione ai superstiti, anche chiamata pensione di reversibilità, è uno strumento pubblico di supporto alle famiglie che con il decesso di uno dei due coniugi perdono anche un sostanziale sostegno economico. Tuttavia essa è ben lungi dall’essere un sussidio. Difatti è stabilita in proporzione alla quantità di contributi versati e di pensione diretta o indiretta percepita. Il coniuge superstite è il primo a beneficiare della reversibilità del defunto. Ma non l’unico. Anche l’ex marito o moglie, nel caso in cui ci siano accordi di assegni di mantenimento o divorzili, hanno diritto alla loro quota.
I figli possono avere un supporto economico fino alla maggiore età e poi per i primi 5 anni di studi universitari se a carico del genitore superstite. Nel caso in cui il defunto non abbia coniuge né figli, la reversibilità può anche ricadere su un genitore, se presente, o sui fratelli o sorelle. In quest’ultimo caso si deve dimostrare che essi non sono abili al lavoro. la reversibilità, in assenza di nuove nozze, spetta per tutta la durata della vita del coniuge superstite.
Moglie o ex moglie, a chi spetta la reversibilità?
La reversibilità, anche se è un diritto mutuato dal coniuge o ex defunto, è cosa diversa dall’eredità. Difatti l’eredità è un bene materiale di cui il defunto poteva disporre come meglio poteva anche in vita. Ad esempio, attraverso un testamento, poteva destinare buona parte dei beni ad una persona e non ad un’altra. Tuttavia la legge italiana salvaguarda la famiglia. Ad esempio un figlio non può essere completamente estromesso dall’eredità, anche se scritto nel testamento. Esiste la quota legittima che gli spetta.
Mentre invece la pensione di reversibilità è cosa ben diretta, perché viene recepita con il denaro pubblico. Dunque sono le regole dell’INPS a stabilire chi ne ha diritto. Nel caso in cui un coniuge decida di rinunciare all’eredità, avrebbe comunque diritto alla reversibilità. questo perché sono due istituti diversi. In prima battuta la reversibilità finisce nelle mani del coniuge in vita al momento del decesso. Se c’è presenza di un matrimonio alle spalle con assegno divorzile, anche l’ex moglie o ex marito possono richiedere una quota della reversibilità. A quanto questa quota corrisponda dipende da vari fattori, quali ad esempio gli anni di convivenza effettiva passati insieme e la presenza o meno di figli.
Quando l’ex ottiene l’intera somma
È presto detto. La pensione di reversibilità è suddivisa tra coniuge attuale ed ex fino a che uno dei due non convoli a nuove nozze. A quel punto la prestazione viene revocata definitivamente. Tuttavia non finisce nelle mani dell’ex, ma ritorna in mano alla previdenza sociale. L’unica condizione in cui l’ex moglie possa percepire l’intera reversibilità è nel caso in cui sia titolare di assegno divorzile e non ci siano nuove mogli, o nel caso in cui il nuovo rapporto sentimentale, anche se con convivenza, non sia stato formalizzato in alcun modo.