Il Governo Meloni avrebbe dovuto mettere nero su bianco la proposta di riduzione delle commissioni per il Pos entro marzo, ma ancora nulla è stato fatto
Rimane tema caldo quello dei pagamenti in modalità elettronica. Mentre fino a qualche anno fa, o anche meno, molti esercenti si rifiutavano di far pagare piccole somme con la moneta elettronica, a fronte dei costi sulle transizioni, ora è diventato un obbligo. Dallo scorso dicembre Bruxelles ha abolito il tetto dei 60 euro per l’obbligo della moneta digitale. Con la conseguenza diretta che tutti gli esercenti sono obbligati a far pagare qualunque somme con il Pos. la spinta alle transazioni elettroniche è anche una modalità per evitare l’evasione fiscale e migliorare la trasparenza delle transazioni. Misura alla quale si accompagna il tetto massimo degli acquisti in contanti.
Gli esercenti che rifiutano di far pagare con il Pos possono essere soggetti a sanzione di 30 euro per transazione, con l’aggiunta del 4% del valore del bene. Questo ovviamente qualora il cliente segnalasse l’irregolarità alla Guardia di Finanza. Fino a poco tempo fa i tabaccai, dato l’ampia offerta di beni con il bollino del monopolio di Stato sopra, erano sollevati da quest’obbligo. Che ora invece è valido anche per loro.
Cosa potrebbe cambiare per gli esercenti
Lo scorso gennaio il Governo Meloni aveva promesso che a fronte degli obblighi di accettazione del pagamento con il Pos per gli esercenti, avrebbe trovato il modo di ridurre le commissioni a carico del commerciante, almeno per le cifre basse al di sotto dei 30 euro a carico dei commercianti che hanno introiti inferiori a 400mila euro. Per l’inizio del mese di marzo era previsto un tavolo di confronto, che alla fine di giugno ancora non era stato messo in piedi. I ritardi sono dovuti ad una difficoltà governativa di accordo con le parti interessate. Le commissioni bancarie difatti sono un introito non da poco per le banche che dispongono i Pos.
L’Italia, rispetto alla media della Comunità europea, è stata spesso arretrata in termini di pagamenti elettronici sugli acquisti, che invece da qualche anno a questa parte sono diventati dei focus per i precedenti Governi Conte e Draghi. Ne è stata la dimostrazione l’introduzione del cashback e della lotteria degli scontrini. Misure che, nonostante siano state rimosse, hanno modificato radicalmente la cultura degli italiani e degli esercenti in quanto a pagamento in contanti.
I costi per il Pos e le commissioni
Per ora il Governo Meloni non è riuscito a ridurre le commissioni che gli esercenti devono pagare per ogni transazione effettuata con il Pos. Ma è una delle voci in programma. Allo stesso tempo si può dire che le commissioni dal 2017 si sono ridotte sensibilmente. L’Osservatorio sul tema ha registrato un pagamento medio, sul circuito PagoBancomat, dell’1,23% nel 2023, mentre nel 2017 la media era attestata all’1,92%. Per chi decide di prendere un Pos fisso poi, la spesa scende ancora all’1,01%. A fronte di questo però i costi iniziali ed il canone mensile per ottenere uno strumento di pagamento elettronico sono aumentati di circa il 21% per avere il Pos e del 44% mensile sul canone rispetto allo scorso anno.