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Pensioni

Pensione di reversibilità: quando non spetta alla moglie

Ci sono dei casi in cui la pensione di reversibilità non spetta alla moglie del coniuge: ecco quando questo avviene

pensione reversibilità coniuge (Foto Adobe-pensioni.it)

Tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con un evento luttuoso dal momento che la morte è parte integrante del ciclo della vita. Quando poi il lutto che ci colpisce riguarda un nostro parente stretto come un marito o un genitore, allora sembra che il dolore per la perdita non ha mai fine.

Dopo l’organizzazione del rito funebre tocca poi alla moglie di colui che è passato a miglior vita, o ai suoi figli, svolgere vari adempimenti burocratici. Nel caso in cui la famiglia del defunto era economicamente a carico di questo, allora l’INPS provvederà ad emanare la pensione di reversibilità. Si tratta di una quota percentuale che spetta alla famiglia del defunto e il cui importo varia a seconda di vari fattori come la presenza o l’assenza di figli o dell’altro coniuge.

INPS, ecco quando la reversibilità non spetta alla moglie del defunto

pensione reversibilità coniuge (Foto Adobe-pensioni.it)

La pensione di reversibilità è erogata direttamente dall’INPS alla morte di un componente del nucleo familiari per consentire ai superstiti diretti di beneficiare di una quota del trattamento pensionistico di quest’ultimo. La reversibilità è, in altre parole, una quota parte stabilita da una tabella percentuale variabile per la linea diretta con defunto e il numero dei familiari superstiti che concorrono al contributo.

Proprio per questo motivo che, la prima persona che usufruisce della pensione di reversibilità è la moglie del defunto, seguita da uno o più figli. Nel caso in cui la moglie è venuta a mancare e la coppia non ha avuto figli, allora la reversibilità spetta anche ai fratelli e alle sorelle del defunto sempre se erano economicamente a carico del de cuius.

Capita a volte, però, che il coniuge superstite, come ad esempio la vedova, potrebbe non ottenere il riconoscimento, oppure vedersi revocare la prestazione INPS. Oltre al fatto che l’ente eroga una quota decurtata del 60% rispetto al trattamento del defunto, l’altro coniuge deve rispettare alcuni criteri per poter ottenere la pensione di reversibilità.

Il coniuge superstite, in questo caso la moglie, per ottenere la reversibilità se è separato o divorziato, dev’essere titolare di un assegno divorzile e non essere convolato a nuove nozze; pena la revoca. Inoltre, alcuni redditi autonomi, in possesso del superstite, possono sensibilmente ridurre la prestazione in base alle tabelle di riferimento.

Ci sono poi dei casi in cui la pensione di reversibilità spetta anche dall’ex coniuge del defunto. L’ex coniuge doveva essere sposato o unito civilmente e poi separato o divorziato. Per ottenere la reversibilità ex coniuge deve dimostrare la titolarità sia dell’assegno di mantenimento che dell’assegno divorzile.

Però, per poter ricevere la reversibilità dopo la cessazione degli effetti civili del matrimonio, l’ex coniuge non deve essere passata a nuove nozze. Se ci sono tutti i requisiti stabiliti dall’INPS, quindi, l’ex moglie riceverà mensilmente una quota pari a: 60 per cento, in assenza di figli; 80 per cento, con un figlio; 100 per cento, con due o più figli.

Pubblicato da
Ramona Buonocore