Partita+Iva%2C+quale+percentuale+finisce+in+tasse+ogni+mese%3F
pensioniorait
/2023/07/04/partita-iva-quale-percentuale/amp/
News

Partita Iva, quale percentuale finisce in tasse ogni mese?

Soffermiamoci oggi sul delicato e spesso complesso argomento della partita iva: quanto, ogni mese, ci ritroviamo a spendere in tasse? 

Partita Iva (Foto Adobe – pensioniora.it)

Come prima cosa, facciamo un piccolo passo indietro e chiariamo di cosa parliamo quando facciamo riferimento alla partita iva. Nello specifico, si tratta di un codice identificativo che viene utilizzato da chi svolge un’attività di impresa o ancora un lavoro autonomo. L’obiettivo è proprio quello di permettere al lavoratore indipendente di poter svolgere le proprie operazioni e dunque di poter anche emettere fatture o versare contributi in relazione alle proprie attività.

Molto spesso, una delle questioni o per meglio dire uno dei dubbi senz’altro più diffusi quando si parla della partita iva è quello che riguarda la reale convenienza. Sono in tanti, infatti, a chiedersi quali saranno i reali profitti di un lavoratore autonomo nel momento in cui ai suoi guadagni deve andare automaticamente e personalmente a scalare le tasse e i contributi da versare. Ebbene, oggi noi di PensioniOra siamo qui proprio per questo: cerchiamo dunque di comprendere quali sono le percentuali che dobbiamo versare sui nostri guadagni.

Tasse, ecco che percentuale paghiamo ogni mese sulla partita iva

Partita Iva (Foto Adobe – pensioniora.it)

Innanzitutto è bene specificare che in realtà l’entità e dunque le percentuali di ciò che si va a versare quando si apre dalla partita iva dipende da differenti fattori, come ad esempio il tipo di regime fiscale e contabile al quale si è aderito. Vale a dire l’insieme di procedure e regole che siamo tenuti a seguita con l’obiettivo di essere a norma sia da un punto di vista fiscale che legale. Al momento in Italia è possibile scegliere tra tre opzioni di regime differenti con, chiaramente, diverse percentuali di contributi e tasse pagare.

Il primo regime a cui possiamo andare incontro al momento dell’apertura di una partita iva è quello del regime ordinario: in questo specifico caso, le principali tasse di cui ci dovremo occupare sono: IVA (Imposta sul valore aggiunto), IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche), IRES (Imposta sul reddito delle società) e IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive).

Per quanto riguarda il calcolo dell’IVA, solitamente si prende in esame la tipologia di bene o di servizio trattato. Per fare un esempio, i beni di prima necessità sono soggetti a un versamento del quattro per cento, mentre tutto gli alimentari, i semilavorati, l’edile e il turismo vanno incontro a un’IVA del dieci per cento. Per tutti gli altri servizi, invece, la percentuale può arrivare persino al ventidue per cento.

Passiamo ora al secondo tipo di regime a cui possiamo andare incontro con la partita iva, vale a dire il regime semplificato: in questo caso le imposte sono prevalentemente affini a quello di tipo ordinario. Proprio per questo motivo, per poter calcolare l’ammontare della propria tassazione si fa solitamente riferimento alle aliquote IRPEF 2023. Infine arriviamo all’ultimo regime, oltre a quello senz’altro più conveniente: parliamo di quello forfettario.

Una cosa molto importante da dire è che per rientrare in questo regime della partita IVA bisogna essere under trenta e soprattutto essere nei primi cinque anni di attività, in quanto si ha la possibilità di ottenere determinate agevolazioni e riduzioni sulle percentuali da versare. Queste infatti si riducono a una unica aliquota sostitutiva e corrispondente al quindici per cento che va a sostituire tutti gli altri di pagamento di cui vi abbiamo parlato fino a ora.

Pubblicato da
Redazione PensioniOra