Ecco chi sono i responsabili del regolare pagamento all’assistente che chiude il rapporto di lavoro una volta che è deceduto l’assistito
In termini generali sembra quasi normale – il “quasi” è d’obbligo – che una società integri nelle sue diverse dinamiche le persone portatrici di disabilità, handicap che spesso costringono a dover rinunciare ad alcune funzioni quotidiane. La verità, in fondo, è che molto si è fatto, ma – come spesso si dice – molto resta da fare. In effetti, varie grandi città italiane (quelle che dovrebbero dare l’esempio) presentano ostacoli e barriere architettoniche insormontabili da pare dei soggetti coinvolti, oppure l’iniziale abbattimento non è seguito da un’opportuna manutenzione o implementazione.
Se in non poche realtà urbane, la dimensione collettiva (appunto) rispetto ai deficit fisici che presenta la condizione di handicap presenta delle oggettive mancanze di assecondamento urbano, la dimensione individuale ha percorso, invece, diversi passi in avanti, grazie anche al sostegno dello strumento del diritto che ha stimolato una sensibilità in tale direzione. Il principale di questi strumenti giuridici è tutt’oggi l’importante Legge 104, il pacchetto di norme varato nel 1992 per agevolare il riconoscimento dei diritti di tali soggetti nel novero delle potenzialità sociali.
A chi spetta pagare lo stipendio della badante dopo la morte dell’assistito?
Il punto centrale della Legge 104 è rappresentato dalla normalizzazione delle possibilità delle persone disabili all’interno della realtà sociale. Questo avviene attraverso l’erogazione di agevolazioni dal punto di vista contributivo, fiscale e professionale; insomma, tutto quanto occorre per lavorare e al tempo stesso curare la propria persona sotto il profilo medico e assistenziale. Su tale orizzonte, concorrono dalle detrazioni su diverse spese strategiche a facilitazioni di carattere fiscale e previdenziale (permessi retribuiti concordati col datore di lavoro).
Più di recente, la legge 104 è stata estesa in tutti i suoi aspetti anche ai soggetti che si occupano dell’assistenza alle suddette persone. Una condizione piuttosto differente è quella che si trova a vivere quella persona anziana, particolarmente malata, parzialmente o totalmente non più in grado di muoversi e badare a se stessa; in altre parole, una persona non autosufficiente, bisognosa di un’assistenza senza interruzioni. Sono spesso i figli di queste persone a prendere in mano la situazione: se non sono loro ad occuparsi personalmente dell’assistenza del genitore (è raro, per via della presenza di una propria famiglia e delle esigenze di lavoro), la decisione più diffusa è quella di assumere una badante.
In altri termini, si dovrebbe parlare di “caregiver”, per la maggior parte delle circostanze, donne e straniere; si dedicano alle necessità della persona in difficoltà dal punto di vista igienico, dell’alimentazione, dell’intrattenimento. Insomma, un ruolo tutt’altro che marginale all’interno di una società dove i figli non possono sottrarre ore al loro lavoro e al contempo, non hanno finanze sufficienti da investire per una struttura di lunga degenza che accolga l’anziano soggetto. Nella netta maggioranza dei casi, il rapporto di lavoro tra la persona malata (che finisce per rappresentare il datore di lavoro) e la badante, cessa inevitabilmente alla morte della prima. Il decesso avviene lasciando in sospeso i termini previdenziali dei regolari accordi contrattuali (così dev’essere, non “in nero”). Chi sbriga la matassa la matassa retributiva nei confronti della badante? Gli eredi legittimi del datore di lavoro, ossia – con molta probabilità – i figli. Essi dovranno occuparsi di versare la quota parte dell’ultima mensilità durante la quale è avvenuto il decesso dell’assistito, e dunque sulla base dei giorni lavorati. Sotto il profilo INPS, entro i 5 giorni successivi dalla morte del de cuius, occorre comunicare il decesso del lavoratore tramite il portale INPS ed esprimere la scelta di cessare il rapporto di lavoro con preavviso o senza preavviso. Oltre l’ultimo stipendio effettivo, bisogna contestualmente versare al lavoratore il TFR e le indennità maturate.