Di fronte al rischio di perdere una consistente somma causato da uno smarrimento, ecco qual è la procedura di tutela che può seguire l’intestatario
In questi ultimi anni, se ci si mette – come accade continuamente – nei panni di un correntista, si ha a che fare con un soggetto che sta vivendo un’esperienza completamente immersiva: quella dei pagamenti. Il termine “immersivo” può rimandare ai confini del metaverso, ma l’affiancamento di numerosi dispositivi tecnologici adusi a svolgere e portare a termine le fasi di un acquisto, è qualcosa di più di un sofisticato sostegno. Di fatto i luoghi fisici deputati tradizionalmente e storicamente alla negoziazione (in termini etimologici) sono sempre meno presenti nelle vite degli individui.
Parallelamente, nei portafogli c’è meno denaro: no, non è la scontata boutade sulla crisi, ma il segno dei tempi, dettato dalla “dematerializzazione” di strumenti che hanno rappresentato i classici mezzi di scambio. E si è andati molto più avanti alla dematerializzazione (iniziale) del libretto dei risparmi, così come sdoganato a suo tempo da Poste Italiane. Di certo, il cliente vive più raramente l’infausta condizione di una fila allo sportello, godendo in questo modo il risparmio – è il caso di dirlo – di tanto tempo che andrebbe altrimenti sprecato.
Il complice di una rivoluzione 2.0 già attuata ha un ritratto ed è quello dello smartphone. Il primo è quello della Rete, ma la stessa internet banking costituisce una realtà talmente assimilata da apparire doverosamente superata dai frenetici ritmi di aggiornamento battuti della tecnologia. Smartphone vuol dire applicazioni; ma anche sotto questo aspetto la soglia è stata superata. Oggigiorno, la maggiore consapevolezza dettata dal protagonismo in prima linea dell’utente impegnato nella gestione della sua giacenza ha condotto ad un’occupazione pressoché totale all’interno dello spazio di una giornata.
Anche i dispositivi non a portata di mano si sono trasformati affinché un “ambiente” seguisse una sola linea di condotta. L’esperienza dell’emergenza sanitaria ha introdotto, con la “scusa” della politica anti-contagio, di contrasto al Covid-19, l’innovativo dispositivo contactless sugli apparecchi POS, divenuti obbligatori nei negozi e negli uffici, secondo la normativa antiriciclaggio sulla tracciabilità del denaro. Pertanto non è affatto indispensabile inserire la carta magnetica per far accedere il dispositivo alle informazioni in essa contenute.
Se le carte magnetiche (bancomat, carta di credito, prepagate) sono apparse come le partecipanti a questo voltar pagina del progresso, i fatti hanno proposto un ulteriore passo d’avanzamento: il QR code. Quindi, è sufficiente il telefono aperto sull’app per dare l’autorizzazione richiesta da qualsiasi altro strumento. Compreso lo sportello bancomat: gli ATM più aggiornati sono infatti dotati di un lettore per QR code, per effettuare operazioni come un prelevamento di denaro contante. Sembra dunque “anacronistico” sentir parlare ancora oggi di assegno bancario. Ma perché no; qualcuno può farne un debito utilizzo, sebbene sia una modalità di pagamento sul viale del tramonto. A suo sfavore, l’assegno ha il fatto di poter essere smarrito. E se un malintenzionato, oltre a ritrovarlo, tenta di versarlo? Il tentativo di versamento può andare a buon fine; e per questo è bene che si contatti la banca, si spieghi l’accaduto e si inoltri la richiesta di blocco del pagamento del titolo smarrito. In questo caso, identificare il titolo significa dover fornire, oltre alla richiesta scritta, i dati identificativi dell’assegno (numero dell’assegno, data, intestatario dell’assegno). D’altronde, la banca è legittimata a versare un assegno correttamente compilato, pertanto la richiesta dev’essere tempestiva. Soltanto dopo lo step successivo, ossia la denuncia, l’assegno risulta bloccato e impossibile da versare.