Una volta superato questo termine, questi percettori del sostegno ai figli più piccoli non otterranno indietro queste somme. Di cosa si sta parlando
La nascita di un figlio è un evento straordinario sia per gli orizzonti di un adulto che per l’importanza affettiva che si inserisce nella vita della piccola collettività. Le nascite, altresì, sono un indicatore antropologico e culturale; ma più concretamente, sono un indicatore di carattere sociologico al servizio del perfezionamento all’organizzazione sociale di uno Stato. In tal senso, nell’ambito italiano ci sarebbe molto da discutere su tale tematica, ma molto di più occorrerebbe agire. Sì, perché in termini generazionali, il progressivo fenomeno del caso delle nascite è una vera e propria urgenza per il futuro del Paese.
Basta mettere assieme alcune dinamiche soltanto apparentemente contraddittorie per rendere conto del rischio sulle casse in rosso, in un orizzonte medio-lungo. La diminuzione delle nascite si sovrappone all’innalzamento dell’età media dei cittadini più anziani, nonché all’esponenziale aumento di questi ultimi. Al contempo, significa anche l’accrescimento dei pensionati e delle pensioni da erogare; il raggiungimento di tale circostanza significa che i trattamenti INPS non verrebbero onorati per intero a causa degli scarsi fondi messi a disposizione tramite i contributi versati da un’asfittica generazione di lavoratori.
Bonus nido, scadenza 30 giugno: ultima chiamata per ricevere i rimborsi
Come è noto, ad incentivare il ricambio generazionale dei lavoratori vi sono le politiche di pensionamento anticipato dei lavoratori più vicini alla soglia pensionistica; a loro volta, esse vengono centellinate a fronte degli stessi pericoli che possono potenzialmente minacciare il futuro. Di fatto, serve una politica sulle nascite particolarmente foriera di agevolazioni e senza troppi limiti ideologici. All’interno della legislazione sono già presenti delle tracce di impegno che necessito di essere implementate: una di queste è il sistema pensionistico anticipato dell’Opzione Donna, che manda in pensione le lavoratrici con più figli prima delle altre.
Certamente, la ritrosia sulle nascite è legata all’attuale status di disagio in cui si trovano a vivere molte coppie, ma bisogna anche aggiungere che la diffidenza è prodotta anche dalle prospettive di crescita, di diritti, di possibilità sociali e di lavoro che esprime il percorso di maturazione di un figlio. Alcune misure previdenziali e bonun statali vengono incontro, per quanto possibile, a queste priorità. I lavoratori dipendenti usufruiscono di una maglia di detrazioni per i figli a loro carico. Non ultimo, il beneficio dell’Assegno Unico per le famiglie.
Tutti i lavoratori, i pensionati e i percettori di sussidi e indennità possono ricevere un assegno mensile a beneficio di ciascun figlio minore o disabile a carico. Per i figli più piccoli, con particolari necessità, invece, sono messi a disposizione i Bonus asilo nido. Come suggerisce il nome, questo strumento sovvenziona i genitori che sostengono le spese delle rette di asili pubblici e privati, oppure le forme di assistenza domiciliare per i bambini con meno di tre anni affetti da gravi patologie croniche. Vengono erogate undici mensilità per complessivi 1.500, 2.500 e 3mila euro, a seconda che l’ISEE minorenni rientri negli scaglioni reddituali fino a 25mila, fino a 40 mila e oltre 40mila euro. Per ottenere tali rimborsi, le famiglie sono tenute ad inviare all’INPS le ricevute di pagamento delle rette, comprensive di: denominazione e partita iva dell’asilo nido; codice fiscale del minore, mese di riferimento; estremi di pagamento e giustificativi; nominativo del genitore che ha l’onere della retta. Per mensilità tra gennaio 2022 e dicembre 2022, la scadenza degli invii è fissata non oltre il 30 giugno 2023. Per inviare le domande di assegnazione del bonus, il termine è il 32 dicembre 2023.