Bonus figli da 150€ bloccato: cosa sta facendo l’INPS

Ecco cosa sta succedendo nei gangli dell’Istituto per quanto riguarda questo contributo ai figli, oggetto degli spiacevoli sms ricevuti dai genitori

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Bonus figli disabili 2023 (Foto Adobe – pensioniora.it)

Come è noto, in Italia, la famiglia riveste un ruolo storicamente importante nella società; spesso messo in discussione o bisogno di cruciali aggiornamenti culturali, nel bene e nel male, rappresenta l’incubatore dei costumi e dei valori dell’educazione (assieme alla scuola). Essa è dunque al centro delle principali prerogative costituzionali, e come tale, lo Stato ha l’obbligo di mettere a disposizione degli strumenti di salvaguardia a prescindere dal reddito. A maggior ragione, le misure divengono necessarie e si irrigidiscono nel caso si manifestino contesti di particolare difficoltà nei confronti dei figli.

Il baricentro degli strumenti di carattere economico (ma non solo) non si poteva non concentrate sulla questione figli: d’altronde il Paese vive una endemica situazione demografica che sul piano delle nascite va progressivamente peggiorando. Senza politiche di massiccia incentivazione alla maternità e lo sdoganamento di alternative alla genitorialità, si è destinati ad una realtà nazionale senza futuro, oltre che priva di lavoratori in grado di pagare, con la loro carriera professionale, milioni di ratei pensionistici. 

Bonus figli da 150€ bloccato: l’INPS sta avvisando i genitori con un sms

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Bonus figli disabili 2023 (Foto Adobe – pensioniora.it)

Pertanto, la legislazione si è gradualmente adeguata alla realtà dei tempi, perciò si assiste ad una protezione economica nei confronti della crescita, del sostentamento, della maturazione dei figli, quando è oramai prossima la definita cessazione del rapporto dei genitori: in fase di separazione, dunque, la legge si esprime con una sentenza di un giudice, il quale deve indicare il genitore più avvantaggiato che dovrà prendersi cura (economica) dell’altro coniuge e, soprattutto, dei propri figli: sarà obbligato a versare mensilmente il cosiddetto assegno di mantenimento. 

Tale trattamento prosegue nella forma dell’assegno divorzile, quando si chiude la pratica di divorzio, appunto. Il pagamento si protrae fino al raggiungimento della maggiore età dei loro figli, e al raggiungimento di un sufficiente livello di indipendenza economica. Il riflesso assistenziale nei riguardi dei figli è ancor più rappresentativo nella misura dell’Assegno Unico per le famiglie, erogato direttamente dall’INPS. Ogni mese, ciascun figlio minore o disabile riceve un rateo che va dai 175 euro (per le aliquote più basse e con eventuali maggiorazioni) fino ai 50 euro, minimo garantito per i nuclei che hanno una soglia reddituale annua superiore ai 40mila euro lordi.

È peculiarità diffusa quella che la presenza di figli disabili o comunque la presenza di disabili  in casa (ossia, a carico) generi delle integrazioni contestuali ai pagamenti di competenza mensile dei contributi. Si tratta di uno dei tanti effetti sensibili apportati nel corso degli anni  dal lungo lavoro di assimilazione della condizione di disabilità all’interno della società, e culminato con l’articolato pacchetto di norme noto come Legge 104, nel 1992. Facendo leva su tali garanzie si è oggi arrivati anche ai dedicati Bonus figli disabili. Questo strumento consiste nell’erogazione di 150 euro al mese per ogni figlio disabile, e fino a 500 euro al genitore. È cumulabile anche con altre misure previdenziali, quali il Reddito di Cittadinanza. I criteri massimi di reddito sono così stabiliti: fino a 8.145 euro, per i lavoratori dipendenti, o  4.800 euro, per i lavoratori autonomi; fino ad un ISEE di 3mila euro, nei nuclei familiari parentali. Attualmente le richieste stanno superando i fondi a disposizione e l’INPS sta dunque avvisando i genitori, tramite un sms, dell’impossibilità momentanea di accogliere tutte le domande; quindi, l’ente si riserva di accogliere le domande non per il criterio delle tempistiche di presentazione, bensì in base alla priorità degli ISEE più bassi. In caso di parità di reddito si sceglieranno i nuclei con figli minori non autosufficienti.

 

 

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