Ecco quando si prevede l’appuntamento sul conto corrente con i pagamenti INPS relativi alla rata integrativa per i redditi più bassi dei pensionati
Nonostante vivere il presente viene sociologicamente considerato un aspetto negativo dell’odierno esistere, dato che è dimostrato che questa condotta porti alla creazione di non poche distorsioni tipiche dell’attuale società, in molti ambiti e in ben altri termini, rappresenta uno stile per godere della qualità dei singoli giorni, di valorizzare ciò che si ha, premessa di fruttuoso vivere. Mutatis mutandis, sul piano economico, le cose non stanno esattamente allo stesso modo. In particolar modo, se si parla del rapporto tra lavoro e pensione, le proiezioni (e perché no, qualche preoccupazione) sono inevitabili.
Il trattamento pensionistico che in qualunque Stato avanzato viene erogato dal preposto ente previdenziale, è l’indicatore più rappresentativo dell’organizzazione sociale del Paese stesso; al contempo costituisce la cartina di tornasole da regolare opportunamente sulla base del futuro in qualità di cittadini. La pensione non è dunque un contrappasso (o almeno non dovrebbe esserlo) ma il premio di una lunga esistenza dedita non soltanto alla propria sussistenza e a quella della famiglia, ma anche a fornire il proprio contributo in termini di produttività all’interno della ricchezza nazionale.
La pensione è in primis il pensiero più ricorrente nella figura del lavoratore. Sì, appare nettamente in anticipo al momento del congedo dalle mansioni svolte per molti anni, in quanto occorre prepararsi a cavalcare una sequenza di piani contributivi lungo il percorso verso un rateo che garantisca una terza età tranquilla ed in salute. Dunque, non è un tabù che si possa riflettere su come procedere con previdenza (in senso lato) sin dall’esordio professionale, in un’età del tutto estranea, apparentemente, ad un orizzonte economico molto lontano.
In ciò l’iniziativa istituzionale non è certo di seconda importanza. Anzi, fa parte della decisione di un governo quella di regolare il flusso in entrata ed in uscita dei lavoratori. Un traffico sempre più difficile da amministrare a causa di fenomeni contraddittori: la progressiva diminuzione delle nascita viene interpretata come la futura penuria di lavoratori, gli stessi che come oggi forniscono col versamento dei loro contributi denaro sufficiente per coprire le erogazioni delle pensioni; difficile prevedere chi pagherà domani i loro assegni INPS. Per questo sono necessarie politiche di pensionamento anticipato per calmierare, ma rendere ugualmente possibile, un accesso agevolato al mondo del lavoro e consentire ad una quota di vecchi lavoratori di congedarsi con qualche anno d’anticipo.
Dunque, alla regolare pensione di vecchiaia, con i suoi 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi richiesti, si affianca la pensione anticipata ottenuta con l’odierna Quota 103, con 41 anni contributivi e 62 anni anagrafici. Per le più varie ragioni, in primo luogo professionali, alcuni lavoratori, come gli attuali, non potranno evitare di ricevere l’assegno più basso, rientrando sostanzialmente nell’ambito delle pensioni minime. Queste ultime possono però beneficiare di una rata integrativa, oltre la cosiddetta tredicesima: la quattordicesima INPS. Si tratta di una prestazione su richiesta da parte dei pensionati che abbiano compiuto almeno 64 anni di età e posseggano un reddito annuo compreso tra 1,5 e 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. Viene erogata annualmente tra i mesi di giugno e luglio; nella maggior parte dei casi, l’appuntamento con l’accredito avviene entro il 1° luglio 2023; per coloro che verranno pagati nei mesi successivi, il range delle finestre di pagamento si estende a dicembre 2023.