L’opzione donna è una delle alternative per andare in pensione anticipata, prima dell’età anagrafica di 67 anni. Non tutte le lavoratrici possono accedervi. Quali sono i requisiti
La pensione anticipata è un miraggio per la maggior parte dei lavoratori italiani. La questione pensionistica e previdenziale al momento è piuttosto complicata, al punto che in questi anni le varie formule di pensione anticipata e le diverse misure messe in atto dai vari governi sono state replicate, anche se leggermente modificate di hanno in anno, in modo da rimandare continuamente un’idea di riforma più stabile ed organica.
La questione previdenziale è ancora sul piatto, dato che negli ultimi anni i governi sono stati impegnati in emergenze che evidentemente avevano la priorità. Quali la pandemia e il conflitto russo ucraino. Nonostante ciò, ogni anno centinaia di migliaia di persone vanno in pensione, e le modifiche fatte, specialmente sul fronte contributivo, che ha sostituito completamente quello retributivo, possono creare numerose problematiche future.
Le misure previdenziali in atto
Opzione donna non è l’unico modo per andare in pensione prima di 67 anni di età. Si ricorda inoltre che per acquisire la tanto agognata pensione di vecchiaia, a 67 anni si può andare in pensione solo se si hanno alle spalle almeno 20 anni di contributi, con una retribuzione media che superi di almeno una volta e mezzo l’assegno sociale. Altrimenti si dovranno attendere i 71 anni di età. Diverse formule alternative, per andare in pensione prima di 67 anni, in questi anni sono state messe sul piatto.
Sono le famose “quote”. Dopo la 100 e 102, si è arrivati alla quota 103. Ciò significa che possono andare in pensione tutte le persone con almeno 41 anni di contributi versati e almeno 62 anni di età, maturati entro il 31 dicembre 2023. Un’altra formula che è rimasta in ballo è l’APE sociale, esclusivamente dedicata a coloro che hanno mansioni particolarmente usuranti.
L’opzione donna ed i requisiti necessari
Ultima tipologia di forma previdenziale anticipata, è l’opzione donna. Essa è indicata alle lavoratrici che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore ai 35 anni. A questo requisito si deve aggiungere l’età anagrafica di almeno 60 anni. Per quanto concerne l’età anagrafica, essa può essere ridotta di un anno per ogni figlio a carico, nel limite massimo di due anni.
Per andare in pensione da 58 ai 60 anni di età, le donne devono appartenere ad alcune categorie tutelate. La prima di queste è il caregiver. Questo termine si riferisce alle lavoratrici che assistono da almeno sei mesi – al momento della richiesta della pensione – un coniuge o un parente di primo grado con disabilità in condizioni gravi.
Condizione alternativa può essere riconoscimento dell’invalidità civile in misura pari o superiore al 74%. Ultima alternativa è dedicata alle lavoratrici licenziate, oppure che siano dipendenti per imprese con le quali attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Per loro la riduzione dei due anni dai 60 è attiva a prescindere dal numero di figli.
Chi accetta di andare in pensione con l’opzione donna, da una parte ha il vantaggio di potervi accedere ad un’età sicuramente inferiore alla media, dall’altra acconsente al ricalcolo della pensione col sistema integralmente contributivo. Il che corrisponde ad una forte penalizzazione sull’assegno finale che la lavoratrice si porterà dietro per il resto della sua vita.