Si discute di cambiamenti per quanto riguarda le tasse dei contribuenti in busta paga, si parte con la tredicesima
La riforma del sistema fiscale e tributario del Paese è uno dei temi principali sull’agenda di lavoro del governo. L’obiettivo non è soltanto una riduzione del peso di tributi e tasse che i contribuenti versano alle casse dello Stato, ma una complessiva semplificazione del sistema a partire da rateizzazioni delle tasse e diminuzione delle ritenute d’acconto con controlli più attenti.
La riforma tributaria passa, secondo gli esponenti del governo come Maurizio Leo, viceministro all’Economia la tassazione flat sulle ore di lavoro straordinario e la detassazione dei fringe benefit fino a 3mila euro (compensi in forma non monetaria di beni e/o servizi messi a disposizione dei dipendenti) decisa per chi ha figli a carico nell’ultimo decreto Lavoro, non senza polemiche per la discrezionalità assegnata al datore di lavoro e la discriminazione per chi non ha figli.
Una delle idee principali è la detassazione della prossima tredicesima al 15 per cento, per favorire spese e piccoli investimenti delle famiglie nel periodo natalizio e l’obiettivo resta “rivedere la fiscalità finanziaria“, con la collaborazione delle imprese e delle parti sociali, coinvolgendo tutte le forze politiche nel tentativo, così sono le intenzioni dichiarate. Ma l’impresa resta molto ardua vista la complessità del settore e le conseguenze in termini di compatibilità economica e finanziaria.
Le riforma dovrebbero essere orientate per una maggiore semplificazione delle norme che regolano il settore, puntando alla detassazione sul lavoro dipendente con misure che possano “rappresentare l’incremento rispetto alle retribuzioni mese per mese dei dipendenti“. Il governo non intende intervenire direttamente sulla retribuzioni, che sono riconosciute troppo basse, ma sulla fiscalità agendo mediante la cosiddetta leva fiscale.
L’idea è di dare il più possibile sostegno al lavoro dipendente, il punto è la ricerca di risorse sufficienti per coprire il minor gettito. I soldi arriveranno secondo il governo dal Pil (Prodotto interno lordo) e dalla riforma del sistema delle agevolazioni fiscali che riducono il prelievo ai contribuenti (sono le detrazioni, le deduzioni, le imposte sostitutive, come la cedolare secca, le aliquote ridotte per l’iva, i crediti d’imposta, per le imprese).
Quindi un progetto complessivo di rfiorma del sistema fiscale che però deve fare i conti con la questione delle coperture finanziarie e degli effetti sul sistema di spesa pubblica, con il pericolo di riduzione dei già scarsi servizi sociali.
Si tratta di certo di una questione molto intrigata con risvolti sociali e politici molto forti. Non a caso il governo cerca la sponda e la collaborazione delle parti sociali e delle imprese. Come detto una delle proposte è rateizzare le tasse e dimezzare le ritenute d’acconto, ma occorre trovare la compatibilità finanziaria. Il riscontro lo darà la Ragioneria dello Stato valutando l’esposizione creata con questa manovra.
Anche a livello europeo ci sono proposte per rendere più agevole, semplice e trasparente il sistema delle ritenute d’acconto soprattutto per intermediari finanziari, amministrazioni fiscali e investitori. A livello comunitario il traguardo è una tassazione più equa e trasparente, come ribadito dai rappresentati della Commissione europea.