Ancora problemi per gli utenti di fronte ai loro piccoli schermi. La lista dei canali si riduce in attesa che venga completata questa fase tecnica
L’apparecchio televisivo in tutte le case ha segnato un’epoca, o meglio l’epoca di un benessere diffuso all’interno delle case italiane, dopo il duro lavoro di ripresa nel secondo dopoguerra. Insomma, più che ogni altro elettrodomestico ha inciso anche culturalmente nella mentalità e nei costumi nazionali. Sin dall’inizio – un po’ come è successo per la radio – ne sono state intuite le potenzialità di diffusione delle notizie e di un genere chiamato svago che non potevano non avere la loro sensibilità nel quotidiano dei singoli cittadini e spettatori.
Oggigiorno l’innesto della televisione con le vite delle persone si intreccia con l’ausilio di una tecnologia che non ha precedenti, con un’alta capacità di interagire con i pensieri e le azioni umani. No, non si sta ancora parlando di intelligenza artificiale, ma l’interconnessione dei dispositivi con il tempo messo a disposizione dell’utenza del tempo libero è altissima. E almeno in Italia, a veicolare le novità più avanzate in ambito di tv e spettatori, ci pensa l’azienda di Stato, la Rai.
Se si pensa che la Rai rappresenti il solito carrozzone di Stato, tutto costi e burocrazia, ebbene non è così. Ovviamente sono affidati i principali canali informativi, ma i canali della tv pubblica sono anche vasti dispenser di programmi per tutte le età e per tutti i gusti. Tutto questo ha sì un costo, meglio conosciuto come canone Rai, il quale si paga all’interno della bolletta elettrica. Come si sa, tale meccanismo, sin dagli esordi ben poco apprezzato dagli italiani, verrà meno a partire dal 2024. L’abbonamento radiotelevisivo, infatti, si separerà dal consumo dell’elettricità e tornerà ad essere un adempimento a sé stante.
Per la verità non si sa ancora molto, anzi quasi per nulla, dato che non si conosce il nuovo importo (non saranno certo gli attuali 90 euro, sottoposti ad un’ampia rateazione e somma tra la più bassa della media europea), né seconda quale modalità andrà corrisposto. Con tutta probabilità, secondo le “voci di palazzo”, il canone diverrà un codice tributo nella dichiarazione dei redditi. Ebbene, una parte di questi introiti sono serviti e servono al potenziamento del digitale terrestre, l’innovativa tecnologia che caratterizza l’attuale modo di fruire la televisione.
Come ogni tecnologia, anche il digitale terrestre, pur avendo offerto un’immagine dal piccolo schermo ineguagliabile, è soggetto a costanti aggiornamenti; come il concetto di aggiornamento, essi implicano continuamente un intervento di ripristino, nella fattispecie dei canali (in questo caso, da parte diretta dell’utente). Non ultimo, l’aggiornamento che sta convertendo i canali Rai nel nuovo formato d’immagine, in alta definizione, noto come Mpeg-4, porterà ad un unico standard della visione. Tale operazione ha già comportato, nel 2022, la massiva sostituzione dei televisori (tanto che lo Stato ha istituito un apposito bonus); da allora, la risintonizzazione dei canali si è resa necessaria e frequentissima. D’altronde, l’alternativa è quella non ricevere i canali. Ma queste vicissitudini non dureranno ancora per molto: il processo di assestamento del nuovo e unico formato hd verrà completato entro il prossimo 30 giugno.