Ecco delle importanti novità per molti pensionati, in arrivo degli arretrati per un assegno più consistente
La questione delle pensioni in Italia resta un argomento sensibile con un dibattito vivace tra i sindacati e il governo. Il nodo principale è il superamento della riforma Fornero che continua a scontentare tutti ma al momento appare inevitabile. Altro tema molto sentito per le implicazioni sociali è l’aumento definitivo per le pensioni minime, che si aggancia sul meccanismo delle integrazioni al minimo.
Attualmente il limite delle pensioni minime in Italia è fissato dall’Inps in circa 563 euro al mese, una cifra minima per una pensione dignitosa, erogata se in possesso di determinati requisiti previdenziali. Le integrazioni al minimo infatti non riguardano tutte le pensioni con importi bassi. Non ne hanno diritto quelle calcolate esclusivamente con il sistema contributivo (in vigore dal 1° gennaio 1996) e le pensioni di tipo assistenziale come l’assegno sociale o la pensione di invalidità civile.
Il provvedimento transitorio riguarda “le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS“, con le esclusioni indicate, con decorrenza dal 1° gennaio del 2023 per ciascuna mensilità in pagamento fino al dicembre del 2024, compresa la tredicesima mensilità. Gli aumenti sono introdotti per “contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per gli anni 2022 e 2023“.
Questo quanto indicato nelle legge di Bilancio 2023, che prosegue segnalando che nel 2023 gli incrementi saranno del 1,5 per cento, elevati al 6,4 per cento per i titolari di pensioni con età pari o superiore ai 75 anni, e nel 2024 del 2,7 per cento a prescindere dal dato anagrafico. Finora questi aumenti non erano stati erogati dall’Inps per le difficoltà di individuare i beneficiari del provvedimento e provvedere ai calcoli esatti per milioni di aventi diritto.
Finalmente appare conclusa l’attesa e a partire dal prossimo cedolino ci saranno questi incrementi nell’importo del trattamento comprensivi degli arretrati maturati da gennaio a luglio. Nello specifico per i pensionati sotto i 75 anni sono previsti circa 51 euro di arretrati, mentre per coloro che hanno più di 75 anni gli arretrati ammontano a circa 210 euro.
L’accredito di luglio quindi sarà pari a 572 euro per gli under 75 (più gli arretrati maturati) e di 599 euro per gli ultrasettantacinquenni (con gli arretrati, naturalmente). In effetti una discreta boccata d’ossigeno in questa fase ancora contrassegnata dagli effetti dell’inflazione.
Le buone notizia non si esauriscono qui. Infatti non saranno pochi i pensionati che godranno della quattordicesima mensilità aggiuntiva, pensata anch’essa per incrementare i trattamenti con importi medi e bassi. In particolare è prevista per quanti percepiscono pensioni fino a 2 volte il minimo indicato dall’Istituto di previdenza sociale. Il versamento è connesso al possesso di precisi requisiti anagrafici (occorrono almeno 64 anni di età), contributivi e reddituali personali. L’importo erogato è quindi progressivo e varia in relazioni agli elementi contributivi e reddituali posseduti dall’avente diritto.
Per fare degli esempi l’erogazione può essere piena con reddito fino a 10.992 euro all’anno (1,5 il trattamento minimo) con aumenti per anni di contributi versati (con 25 anni di contributi, 28 per gli autonomi, si hanno 655 euro) e parziale, con redditi fino a 11.143 euro. Anche la quattordicesima per gli assegni fino a due volte il trattamento minimo può essere piena con reddito fino 14.657 euro (25 anni di contributi, 28 per gli autonomi, si hanno 504 euro) e parziale con reddito fino a 15.161 euro.