Perché ti consigliano di aprire partita iva in regime forfettario

Molte persone che decidono di aprire la partita IVA per i primi 5 anni decidono di farlo in regime forfettario. Quali sono i vantaggi

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Partita IVA (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

Aprire la partita IVA è un momento della vita di un professionista che fa da spartiacque. Al giorno d’oggi non soltanto avvocati, notai, commercialisti, o professionisti che lavorano in proprio sono costretti ad aprire la partita IVA. Questo onere spetta anche ai collaboratori esterni, che dal momento in cui sono stati eliminati i contratti di collaborazione sono costretti ad aprire la partita IVA per lavorare, con mansioni praticamente da dipendenti. In virtù del forte aumento delle Partite ive, sono stati introdotti dei distinguo tra il regime ordinario e il regime forfettario.

Il regime ordinario ha una percentuale progressiva in base al reddito annuo. Le aliquote possono variare di anno in anno. Per quest’anno si parla del 23% fino a 15mila euro. Cifra che raggiunge il 25% per la parte di reddito che supera i 15mila euro. Il 35% per il reddito superiore ai 28mila euro, ma soltanto per l’eccedenza. Mentre invece il regime forfettario ha una tassazione agevolata al 5% per i primi 5 anni della nuova attività.

Vantaggi e svantaggi della partita IVA forfettaria

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Partita IVA (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

La maggior parte delle persone che apre la partita IVA per la prima volta decide di farlo il regime forfettario. Qualunque consulente fiscale da questo consiglio, amiche meno che non si tratti di una grande impresa. Questo perché sono molto agevolate le tasse. I primi 5 anni si paga un’imposta unica al 5% su qualunque tipo di guadagno punto questa cifra sale al 15% dal sesto anno in poi.

Tuttavia ci sono anche degli svantaggi. A differenza della partita IVA in regime ordinario, quella al regime forfettario non consente la detrazione delle spese, nè sanitarie nè di altro tipo per la propria impresa. Si chiama forfettaria proprio perché viene considerato un forfait di spesa per la propria professione su cui vengono calcolate le spese. Ciò significa che viene utilizzato un coefficiente di redditività in base al codice Ateco della propria attività.

Per fare un esempio, gli artigiani pagano le tasse in regime forfettario per i primi cinque anni al 5% sul 67% del totale anziché sul 100%. Quel 33% di sconto è considerato il forfettario sulle spese sostenute durante l’anno. Inoltre per aderire al regime forfettario si deve avere un limite di 85mila euro annui di fatturato, e non più di 20mila euro per le spese del personale.

La fatturazione elettronica

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Partita IVA (Foto da Pixabay) – pensioniora.it

Una delle questioni che ha coinvolto negli ultimi anni il regime forfettario è stata la fatturazione elettronica. Mentre da un paio d’anni a questa parte è entrato a regime l’obbligo per le partite ive ordinarie, dallo scorso anno l’obbligo si è esteso al regime forfettario, ma solo con i redditi al di sopra dei 25mila euro. Questa agevolazione di poter continuare a fare la fattura il modello cartaceo, che rende meno agevole il lavoro dell’Agenzia delle entrate, potrà essere portata avanti soltanto fino alla fine dell’anno. A quanto pare dal 2024 tutte le partite IVA dovranno munirsi di fatturazione elettronica.

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