Ecco quando verranno accreditati con sicurezza gli importi Irpef per i rimborsi ai contribuenti. Le date non sono le stesse tra pagamento e cedolini
Nel mese di giugno si assiepano varie scadenze appartenenti sia al calendario fiscale sia a quello previdenziale. Insomma, un corposo pacchetto di appuntamenti per il cittadino, e in qualità di contribuente e in qualità di utente; dare e ricevere, probabilmente il tutto nel giro, poco meno, di un trimestre. Tutto questo avviene, come vuole una sorta di leggenda metropolitana, alle soglie delle vacanze, o almeno – per rispetto di chi ha poca familiarità con le partenze per motivi economici – prima dei roventi picchi della canicola stagionale.
Mentre gli enti preposti sono al lavoro, certamente la cornice che caratterizza questi ultimi mesi è costituita da vicissitudini di natura diversa, chiamate in causa proprio dal Fisco. Oggetto della causa sono le misure economiche messe a disposizione dall’INPS nei confronti delle componenti più svantaggiate della popolazione (e non solo, come dimostrato dall’universalità di uno strumento come l’Assegno Unico per le famiglie con figli minorenni o disabili a carico), le quali si trovano coinvolte in una fase strutturale di rielaborazione degli importi.
A prolungare (a volte, oltre i limiti della tolleranza) i ricalcoli sugli strumenti previdenziali INPS è la lunga propaggine legata alla rivalutazione degli adeguamenti ISTAT su base degli indici inflazionistici, iniziata per prima dell’anno in corso. Si sta parlando dell’attività di revisione degli importi, legati in primis alle pensioni, le quali hanno beneficiato sia della prima fase di adeguamento al livello inflazionistico di ottobre 2022, e successivamente alla nuova rivalutazione dell’inizio di gennaio. Il tasso complessivo è stato pari al 7,3%, in drastico avvicinamento a quell’11% fatto registrare sin d’ora dall’inflazione.
Pertanto, le rivalutazioni, oltre ad impattare positivamente sulle pensioni, hanno generato una necessaria rivalutazioni anche sulle misure di supporto al reddito; non senza prendere atto delle modifiche all’interno dei contesti familiari che inficiano sulle congrue erogazioni degli assegni. Dunque, i controlli attivati dall’ente previdenziale hanno portato ad una necessaria sospensione dei pagamenti e allo stesso tempo hanno prodotto, in molti casi, conguagli positivi affiancati dai fisiologici arretrati. La disponibilità del credito fa oggi la sua parte nel non poter soddisfare tutti i soggetti interessati, come dimostrano i procastinatissimi aumenti delle pensioni minime.
Tra gli strumenti per nutrire le proprie casse, lo Stato ha a disposizione la presentazione della dichiarazione dei redditi. È proprio il primo e principale appuntamento con l’erario da parte del contribuente ha rappresentare attualmente il maggiore impegno. La prima fase, ossia quella dell’inoltro dei modelli 730 precompilati dall’Agenzia delle Entrate, si è conclusa al 31 maggio. In effetti, ulteriori rettifiche e integrazioni possono essere inviate telematicamente entro il prossimo 20 giugno. I contribuenti che hanno provveduto alla compilazione tramite commercialista o il servizio di patronato, possono inoltrare i loro modelli fino al 30 giugno, includendo i loro giustificativi delle spese oggetto di detrazione. Chi ha provveduto a presentare i modelli precompilati, oltre ad evitare qualunque controllo, può beneficiare della priorità sui rimborsi degli eventuali crediti d’imposta. Per i contribuenti del “secondo turno”, l’attesa si spinge tra ottobre e novembre. I pensionati riceveranno il credito direttamente sui loro cedolini INPS, mentre i lavoratori dipendenti troveranno il cosiddetto rimborso IRPEF in busta paga. Per questi ultimi, avendo comunicato correttamente il sostituto d’imposta entro il 31 maggio, l’Agenzia acquisisce i dati tra il 15 e il 20 giugno, fissando la data del prospetto di liquidazione entro il 29 giugno; di conseguenza, i datori di lavoro liquideranno gli importi con il cedolino di luglio. L’acquisizione oltre il 20 giugno farà invece slittare il rimborso direttamente ad agosto. Ad ogni modo, la liquidazione non viene effettuata nella data di emissione della busta paga.