Nuovo RdC, novità requisiti: anche queste persone rientrano

Ancora qualche ulteriore aggiornamento sui criteri fondamentali per ottenere i sostegni della nuova misura di assistenza al reddito. Ecco cosa emerge

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Reddito di Cittadinanza (Foto Adobe – pensioniora.it)

Come è noto, il lavoro e la pensione non sono soltanto gli argomenti più dibattuti nel discorso collettivo, ma rappresentano in primo luogo delle prerogative della Carta costituzionale. Pertanto, è legittimo tanta passione e clamore nell’affrontare temi così oggettivamente spinosi, quanto è legittimo muovere delle critiche. Nella realtà, il contesto globale ha rimesso in discussione dei principi che sembravano essere acquisiti per sempre sul piano del diritto e della legislazione. Ma si sa, la politica estera è politica interna, e fa presto ha rimescolare anche le carte più antiche.

Basta questo assunto per sottolineare che i leggeri miglioramenti, i piccoli passi avanti fatti nell’ottica della condizione dei lavoratori (ben inteso, la condizione egualitaria) vengono eclissati dalla persistenza di situazioni endemiche di cui soffre il mercato del lavoro interno; e con esso, il sistema previdenziale correlato. Di certo sono di pubblico dominio le statistiche sulla disoccupazione (in particolare, quella giovanile), talvolta edulcorate dall’entusiasmo trimestrale delle punte sulla sottoscrizione di contratti, per la maggior parte contratti a tempo determinato. Mentre la diffusione delle partite iva consente di oltrepassare le garanzie occupazionali, chiudendo i rapporti di lavoro analogamente ad un’utenza domestica.

Nuovo RdC, novità requisiti: possono richiederlo queste persone

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INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Nella concretezza della quotidianità, la disoccupazione, se derivante dal settore del lavoro dipendente, comporta almeno in termini provvisori un sostegno da parte dello Stato. Si sta parlando di un’indennità di disoccupazione, nota come Naspi, erogata dall’INPS dopo la richiesta del lavoratore già a partire dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento involontario con “giusta causa”. Tale sussidio si estende anche ai collaboratori (con la cosiddetta Dis-Coll), ai borsisti, ai lavoratori a progetto, fino ai disoccupati del comparto agricolo.

La Naspi consiste in pagamenti mensili per una durata minima di 6 mesi ed estendibile a seconda della durata prevista dal contratto nazionale di categoria appartenente. Dopo 6 mesi, l’assegno, sino ad allora pari al 75% della busta paga media negli ultimi quattro anni,  viene decurtato del 3% di mese in mese, fino alla sua scadenza. Certo, questo se si parla di  disoccupazione in un certo senso “provvisoria”; ma c’è una disoccupazione più perniciosa, decisamente più prolungata: l’inoccupazione.

Diffusa nelle fasce più svantaggiate della popolazione, è anche la causa riconducibile dello spostamento dei redditi al di sotto della soglia di povertà. Dal 2019, il varo del Reddito di Cittadinanza è stato ricondotto al contrasto di tale povertà e al reinserimento sociale e professionale dei lavoratori. Il reintegro è suggellato dal Patto sociale che il lavoratore sottoscrive col Centro dell’Impiego, impegnato a definire offerte di lavoro ad hoc. Come è noto, a luglio il RdC cesserà di accogliere nuove richieste per far definitivamente posto alla MIA, la misura di inclusione attiva. Oggettivamente meno generosa del vecchio RdC, la MIA include due sottomisure: il Supporto alla Formazione e al Lavoro, per i soggetti occupabili; l’Assegno di Inclusione, destinato ai soggetti non occupabili. A quest’ultima platea appartengono familiari con minorenni a carico, over 60 e disabili. Il Governo Meloni vorrebbe accogliere all’interno dell’AdI quei soggetti inseriti nei programmi di cura e assistenza, oltre i componenti in grave disagio biopsicosociale (come i clochard, ad esempio). Ma come per tutte le questioni del mondo, bisognerà trovare sufficienti risorse per portare avanti la proposta: tra i 50 e i 60 miliardi di euro.

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