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Perché molti spingono per la separazione dei beni

La scelta del regime patrimoniale è importante per il futuro dei beni. Ecco quali sono i vantaggi che convincono chi opta per l’alternativa alla comunione

Separazione dei beni (Foto Adobe – pensioniora.it)

Formare una famiglia è uno degli obiettivi che segna la maturità di una persona, raggiunta oramai una certa età, più che probabilmente la maggiore età. Si accompagna a tanti altri segnali fisiologici, a desideri che caratterizzeranno l’intero percorso di vita. Ovviamente, una volta che – per così dire – si scoprono i sentimenti, si scopre l’amore, l’individuo scopre anche la loro funzionalità nella vita pratica, oltre a quella romantica. Pertanto, la maturazione di un sentimento tutto speciale verso una persona, perché no, può far sorgere quell’orizzonte tutto umano di voler costituire e condividere un nucleo familiare.

Dalla persona si passa agli spazi. La costruzione di un nucleo, ma anche di una vita autonoma, ammette l’ingrediente fondamentale di uno spazio proprio; diventa dunque un desiderio, quello si staccarsi dall’ambiente casalingo della famiglia d’origine e di sperimentare la propria espressione della realtà sociale in uno spazio autonomo e autogestito. Tale ambiente diviene il requisito imprescindibile se il nucleo si allarga con l’arrivo di un figlio. Pertanto, ecco che la casa non è un semplice focolare dove la persona trova riposo dalla frenesia degli impegni quotidiani, ma è anche luogo di formazione alla vita, sia per i figli che per i genitori.

Perché si sceglie sempre di più la separazione dei beni

Separazione dei beni (Foto Adobe – pensioniora.it)

Nel momento in cui si decide reciprocamente che la persona che sta accanto è la persona giusta per condividere una vita insieme, dinamiche e luoghi, subentra lo status organizzativo fondamentale per far combaciare in maniera resiliente il legame sotto l’aspetto affettivo con le variabili della quotidianità. La casa costituisce già un primo punto della lunga lista dei temi da affrontare, visto che con tutta probabilità, in parallelo con le tendenze attuali, servirà richiamare la complicità finanziaria dei genitori, dell’una e dell’altra parte.

Subito dopo un matrimonio od un’unione civile, bisognerà pensare alla gestione delle finanze personali; decidere se mantenere due depositi distinti in due conti correnti, affrontando così una doppia spesa sulla gestione di due giacenze; oppure, dirottare verso un conto corrente cointestato, dove si riversano gli stipendi e le diverse entrate di entrambi i coniugi. Di certo quest’ultima non è una scelta così improvvida; si può mantenere una certa autonomia di operatività optando per l’uso autorizzativo di firme disgiunte.

Più che una scelta, è una decisione: una volta ufficializzato il rapporto, occorrerà definire il regime di possesso dei beni, che verranno acquistati d’ora in poi: comunione o separazione dei beni. La scelta del regime avviene al termine della cerimonia, sia essa religiosa o civile, e viene annotata sull’atto di matrimonio. Se la scelta non viene esplicitata, si attiva automaticamente la comunione dei beni. La comunione legale comporta la contestazione di beni e debiti al 50% per ciascun coniuge. Con la separazione dei beni, ciascun coniuge gestisce il bene autonomamente acquistato. In effetti, oggigiorno l’opzione della separaazione dei beni è quella più diffusa. Non presenta, infatti, svantaggi particolari, se non quello di poter mostrare una scarsa fiducia nel futuro del rapporto. Per il resto, si parla soltanto di vantaggi: conviene quando la situazione patrimoniale di un coniuge è molto diversa da quella dell’altro, oppure in virtù di una condizione lavorativa con alti rischi professionali. Dal punto di vista patrimoniali, la gestione risulta rapida e autonoma: non serve la doppia firma e la burocrazia risulterà più rapida; la presenza di creditori non si rivarrà sull’altro coniuge; in caso di separazione o divorzio, i beni sono già divisi.

 

 

Pubblicato da
Roberto Alciati