Ecco come verranno ridistribuiti i beni fra gli ex coniugi una volta che è stata definitivamente suggellata la cessazione del rapporto. Cosa succede
Forse non ci si fa troppo caso, ma l’interno di una casa, l’interno di una vita familiare è colma di beni acquisti: un po’ (anche un bel po’) per sé, e tanto per i figli. Insomma, non c’è dubbio che si rappresenta un modello tipicamente occidentale della società, fatto di consumi e consumismi, di risparmio e di tanta spesa. D’altronde, in una società di un Paese avanzato, il potere d’acquisto è parte di un’identità; di questa peculiarità, ce se ne accorge quando il potere d’acquisto viene a mancare (anche in minima parte).
Ad ogni modo, la casa stessa appartiene a quei legittimi desideri di possesso che ruotano attorno alla mente sognatrice di un giovane individuo, assieme al desiderio di viaggiare, avere buone finanze, un lavoro soddisfacente e, perché no, amare. Ecco, appunto. Eccettuando il fatto, che oggigiorno trasferirsi, fuoriuscire dal nucleo familiare d’origine significa dare via libera ad una lunga carriera da single, sta di fatto che quando una relazione è giunta a sufficiente maturazione, può crescere il desiderio di sposarsi e dunque di condividere una vita insieme sotto un proprio tetto.
Come si sa, quello dell’acquisto di una casa si tratta di uno sforzo sempre meno autonomo; nel senso che molti giovani non sono in grado di esibire sufficienti garanzie di stipendio e di progressiva e lineare restituzione del debito, nel momento in cui necessitano di un mutuo. Certo, la responsabilità è a carico di un mercato del lavoro sempre più fluido e precario. In sostanza, per finalizzare l’obiettivo principale occorre tutt’oggi lo sforzo dei genitori, ultimo baluardo generazionale sul fronte dei risparmi e del loro investimento.
Da queste garanzie, oggi si parte tristemente prima di affrontare un discorso matrimoniale. Ma prima o poi il matrimonio, religioso o civile, arriva. È in questa felicissima giornata che la coppia dovrà adempiere al suo primo obbligo condiviso: la scelta dei regime sul possesso dei beni, ossia tra comunione o separazione dei beni. La dichiarazione viene congiuntamente espressa nella fase conclusiva della cerimonia, che sia in chiesa o al Comune. Se non viene espresso esplicitamente il regime, viene automaticamente assegnata la comunione dei beni.
Per una coppia, la unione dei beni sembrerebbe la scelta più ovvia, ma i tempi raccontano che non è così. Nonostante essa consista nel possesso al 50% di risparmi e debiti, per ogni coniuge, eccetto i risparmi personali “prematrimoniali”, la dura realtà che porta alla separazione e poi al divorzio della coppia, impone un accordo di suddivisione dei beni non affatto facile. Pertanto, è diffusissima l’opzione della separazione dei beni. Sin dalla pacifica unione, ogni coniuge possiede e gestisce il possesso del bene autonomamente acquistato. Se potrebbe apparire come una forma di scarsa fiducia verso il futuro del rapporto, non genera complicazioni nei confronti di quel coniuge che ha una situazione patrimoniale di un coniuge molto diversa (e molto favorevole) da quella dell’altro, o con una condizione lavorativa caratterizzata da alti rischi professionali. La burocrazia avanza con rapidità e niente doppie firme; anche in caso di divorzio, semplicemente perché i beni sono già divisi.