Cosa bisogna fare in sede di dichiarazione dei redditi se si possiede un Libretto Poste di risparmio, che cosa ricordare
La stagione della presentazione della dichiarazione dei redditi è partita ormai da più di un mese coinvolgendo molti contribuenti alle prese con il modello 730 precompilato, presente sulle pagine del sito web dell’Agenzia delle Entrate. Non sono mancate le novità rispetto alle dichiarazioni di anni precedenti, come delle modifiche alle detrazioni per i figli a carico o come delle variazione delle regole Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche).
Il nuovo modello da presentare è stato introdotta dal Fisco il 6 febbraio di questo e varia da quello precedente per alcuni elementi. La dichiarazione con il 730 resta conveniente per quanti hanno numerose spese da poter detrarre sostenute nel corso dell’anno scorso. Ma oltre a spese e redditi da lavoro o pensioni, bisogna tener conto anche di altre eventuali entrate e qui i dubbi non sono pochi tra i contribuenti.
Al momento della dichiarazione i dubbi per i contribuenti non mancano con spese, fatture, scontrini e documenti fiscali di cui tener conto. I dubbi riguardano le spese sostenute, ma anche i risparmi e le somme possedute a vario titolo, sotto forma di conto o libretto per esempio. Proprio sui Libretti di risparmio postale le incertezze possono essere presenti. Sono da dichiarare o meno? Questi sono strumenti di tutela e conservazione del denaro emessi da cassa Deposito e prestiti, garantiti dallo Stato italiano.
Si tratta di un vero e proprio contratto tra un risparmiatore e Poste italiane con il quale queste ultime assumono la titolarità delle cifre depositate dal cliente per una determinata durata di tempo, con l’impegno di rimborsare il denaro comprensivo degli interessi. Il Libretto ha varie funzioni: depositare e accreditare stipendio e pensioni, ma anche altre somme che possono essere prelevate in seguito.
Attualmente sono disponibili presso Poste italiane 4 tipologie di Libretti di risparmio che sono: ordinari (con interessi fisso lordo dello 0,001 per cento all’anno); smart (con interesse variabile lordo e offerte che arrivano fino al 3 per cento lordo a scadenza); dedicati ai minori (con interesse fisso lordo dello 0,1 per cento all’anno); giudiziari (con funzione di natura cautelare per il deposito di somme derivanti da procedimenti giudiziari).
La domanda è se i libretti di risparmio postale sono da dichiarare con il modello 730 o il redditi PF. La risposta è no, non sono da dichiarare in quanto le Poste fungono da sostituto d’imposta e applicano le aliquote dovute alla fonte. Gli oneri fiscali corrispondono a una ritenuta del 26 per cento sugli interessi (capitali soggetti a Irpef), cui si aggiunge l’imposta di bollo di 34,20 euro per persona fisica (imposta non dovuta se la giacenza media annua complessiva non supera i 5mila euro).
Quindi i libretti non si dichiarano in quanto già tassati e il titolare è esente da qualunque obbligo. Unica osservazione da fare che quanto detto per la dichiarazione dei redditi non vale per la DSU (dichiarazione sostitutiva unica) necessaria per ottenere l’Isee. In questo caso i libretti e in particolare la giacenza media annua va dichiarata.