In attesa del prossimo mese, ecco quando il trattamento integrativo raggiungerà i percettori pensionistici che ne hanno diritto. Le date da segnare
Il tema delle pensioni rappresenta un tema continuamente alla ribalta, specie quando ci si avvicina con gradualità all’estate. D’altronde, se fa così successo, è dovuto al fatto che è una tematica in continua trasformazione, suscettibile dei già vari cambiamenti di tempo e ovviamente sul piano delle scelte politiche. Ma queste ultime non avrebbero particolare senso se l’applicazione non avesse una solida relazione con le modifiche che avvengono all’interno di una organizzazione sociale.
I punti di vista per entrare nel merito, sono semplicemente molteplice: come pensionato, alle prese con aumento, erogazioni, rimborsi, decurtazioni; come lavoratore (soprattutto), di cui il trattamento pagato dall’INPS costituisce un orizzonte che comporta fatica, sacrifici, attese verso un tempo che avvicina od allontana dal primo assegno staccato, in modo estremamente variabile. L’uscita dal lavoro è infatti regolata dallo stato della demografia nazionale: basti pensare ad un quadro come quello attuale, con una progressiva diminuzione delle nascite; al contempo le giovani leve lavoratrici premono per entrare nel mondo del lavoro. Cosa succede?
In una logica economico-previdenziale applicata in Italia, occorre far fede al concetto di sostituzione, piuttosto che di integrazione: tante quote di lavoratori possono entrare nel mercato, tanti possessori di requisiti pensionistici possono congedarsi e ricevere il meritato trattamento INPS. Secondo l’attuale sistema contributivo, è il complessivo numero di contributi a formare la propria pensione; in realtà, gli attuali lavoratori producono quel versamento di contributo (autonomamente o con il pagamento da parte dei datori di lavoro) utile ad alimentare le casse oggi per pagare le attuali pensioni.
Insomma, si tratta di un movimento estremamente delicato per l’ago della bilancia. Oltre a ciò, l’INPS deve fare letteralmente i conti con gli adeguamenti dei ricalcoli interni, dovuti alla rivalutazione ISTAT su base dell’indice di inflazione. Buona parte dei trattamenti pensionistici sono stati ricalcolati dopo le tranche percentuali di pareggio con la corsa inflazionistica, prima di ottobre e poi quella conclusiva di gennaio. È rimasto però aperto il capitolo delle pensioni minime, di cui ancora oggi non si vedono i fatidici incrementi, incluso quello da quasi 600 euro al mese per i minimi over 75.
Dopo i numerosi annunci che si susseguono dal mese di gennaio e i vari rinvii legati anche al credito a disposizione per soddisfare le situazioni lacunose al completo, la tornata di luglio dovrebbe rappresentare il momento buono, a detta dei comunicati dell’ente erogatore. Parallelamente, sono anche le settimane utili al pagamento della quattordicesima rata INPS. Il trattamento integrativo non spetta a tutti i pensionati, a differenza della tredicesima; esso viene pagato tra luglio (appunto) e dicembre, direttamente sul cedolino della pensione. La quattordicesima spetta a coloro che hanno compiuto almeno 64 anni e posseggono un reddito tra 1,5 e 2 volte il reddito minimo. Il pagamento avviene assieme alla rata pensionistica di competenza nei primi del mese, a seconda di quanto è stato previsto nel contratto di categoria del lavoro dipendente; e dunque nei primi giorni del mese, in particolare tra l’1 e il 3 luglio.