In arrivo l’auspicato aumento dell’indennità di disoccupazione grazie all’adeguaamento su questo trattamento integrativo. Di cosa si sta parlando
L’economia, è noto, rappresenta un ambito in cui il tempo non sempre gioca a favore sull’instaurazione delle migliori condizioni di vita per tutti; esso ha un valore relativo, così come è relativo il termine di comunità, almeno nel suo raggio più ampio, quando si parla di condivisione delle migliori condizioni. Le attuali circostanze suggerite dagli eventi storici, vedono la crisi di secolari modelli economici e di organizzazione sociale; in altre parole, sotto gli occhi della politica globale, si sta assistendo alla crisi dell’occidentalizzazione.
Probabilmente, si è all’alba di nuovi tempi che, come spesso accade, sorgono dalla cenere di altri tempi. In tale contesto, non sarà certo facile ripristinare il passato baricentro della finanza, dei mercati, dello quieto ma incongruo status quo economico. E l’agitazione parte dalla vista crepuscolare di nuove vie della finanza globale che si stanno gradualmente spianando e tra soggetti, interlocutori, o meglio Paesi che storicamente sono rimaste ai margini del discorso economico globale. Me le dinamiche economiche sono di varia natura, così come di varia concretezza.
Naspi, c’è un aumento per tutti da giugno: di cosa si tratta
Nell’ultimo anno e mezzo, il Paese ha osservato (un po’ come tutte le altre nazioni europee) come le variabili economiche tipiche della macroscopia dei mercati globali, si rifletta nei contesti più particolari dei cittadini: fino alle mura domestiche. La crisi energetica ha alterato smisuratamente le bollette delle utenze domestiche, ma l’attuale riassesto non ha dato alcun segnale di restituzione delle somme indebitamente sottratte. Nel frattempo, molti redditi privati hanno subito una contrazione che ha assunto l’aspetto di un progressivo impoverimento.
Non bisogna però ignorare i canoni con meno derivazione finanziaria e più dna economico. Se si parla, dunque, di un contesto familiare, ci si riferisce ad un reddito (uno soltanto condiviso da più componenti a carico, o più redditi prodotti entro la stessa famiglia), e di conseguenza, sebbene non scontata, della presenza di una o più occupazioni lavorative ricoperte. D’altronde l’escalation sul fronte del potere di acquisto, del costo generalizzato della vita e dei prezzi, dei rincari sull’oneroso scambio di merci, ha incentivato più che altro un processo di disoccupazione che ha aperto le porte ad un consistente trasferimento di lavoratore presso la cassa integrazione, se non nel triste epilogo della perdita del lavoro.
In tal senso, lo Stato, tramite i suoi organi previdenziali, cerca di dettare iniziative di carattere assistenziale così come previste dal dettame costituzionale. Di fronte alla perdita di occupazione, l’INPS attiva nei confronti dei soggetti interessati, sia nell’ambito del lavoro dipendente che per un raggio del settore degli autonomi, una indennità di disoccupazione, nota come Naspi. Essa può essere richiesta sin dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, ed ha una durata tendenzialmente di almeno 6 mesi (dipende dal contratto nazionale di categoria); dopo 6 mesi, l’importo, inizialmente pari al 75% degli ultimi quattro anni di busta paga, si riduce mensilmente del 3%, fino alla scadenza accordata. Almeno per questo mese, arriva una buona notizia che restituisce vigore al sussidio: ossia l’aumento del trattamento integrativo del bonus ex Renzi anche, appunto, sulla Naspi. Quello che oggi è divenuto il bonus Irpef, può essere recuperato dal disoccupato che non ha più ricevuto il sussidio, attraverso il rimborso successivo alla dichiarazione dei redditi. Ciò è scaturito dal ricalcolo svolto dall’ente previdenziale, circa le detrazioni sul reddito rispetto ai giorni di competenza in cui ha effetto la prestazione. Ecco un rimborso presuntivo rispetto agli scaglioni reddituali della Naspi: percependo un reddito compreso tra i 8.174 e i 15mila euro, l’accredito integrativo è di 1.200 euro l’anno (100 euro al mese).