Ecco quale destino spetta al mantenimento dei figli nel caso di un drammatico evento che priva della completa genitorialità. Cosa dice la normativa
In un contesto di crisi economica che prima ancora di sortire effetti sul contesto globale, si fa sentire nelle individualità all’interno delle mura domestiche, ogni importo guadagnato e ogni importo perso hanno il loro rilevante peso sulle singole voci di mantenimento di una famiglia. D’altronde, a ferire i redditi non è soltanto la diminuzione del potere di acquisto, la riduzione della capacità di risparmio dovute all’effetto corrosivo dell’inflazione, ma anche la disoccupazione e l’inoccupazione lavorativa.
Dunque, in un simile contesto, se l’unione fa la forza, è altresì – forse di più – realistico che la forza di un solo componente familiare faccia la forza degli altri; in questo caso la forza è il mantenimento e il tentativo di sfruttare le risorse di una fonte economica per dare dignità ai membri già svantaggiati. Da queste premesse, nasce l’azione delle numerose misure economiche di sostegno messe a disposizione dall’INPS, in particolare per garantire la crescite e la maturazione dei figli. Per questo, la rinuncia coatta ad un pezzettino di dignità scaturisce dagli eventi più vari, compresi quelli più inesorabili: come un lutto in famiglia.
Morte genitori, a chi spetta l’affidamento dei figli?
Certo, l’impatto affettivo è pesante, oltre che rilevante, ma purtroppo l’impatto economico non è affatto da meno. Può contare il ruolo contare all’interno del nucleo familiare? Sì, se il deceduto rappresenta il titolare della principale fonte di reddito, nella cornice di un coniuge e di figli superstiti a suo carico, privi di un reddito autonomo o economicamente non autosufficienti. In effetti, la calamità è inevitabile. Esistono però delle condizioni pregresse tramite le quali l’INPS può venire incontro ai familiari superstiti.
Se il de cuius aveva la titolarità di trattamento pensionistico INPS, l’ente previdenziale concede una quota di tale trattamento in primis all’altro coniuge e ai figli (se a suo carico). Ma i nuclei non sono tutti uguali e dunque se ad essere a carico sono stati fratelli, sorelle e genitori, saranno loro i referenti di queste quote. Tali contributi prendono il nome di pensione di reversibilità. L’ordine di assegnazione di questo trattamento è molto simile a quello di assegnazione dell’eredità senza testamento.
A pensarci bene, un lutto familiare può andare ben al di là dell’aspetto finanziario, e toccare altri delicatissimi aspetti, quali quelli dei legami familiari, in particolar modo se la questione riguarda genitori e figli. Entrando nello specifico, si può ricondurre ad una sola espressione: l’affidamento dei figli. In che caso? Quando un tragico evento priva i figli minorenni di entrambi i genitori. Si tratta ovviamente di una circostanza più complessa rispetto alla prospettiva di una separazione o divorzio tra coniugi, di cui la sentenza di un giudice assegna la potestà al genitore più idoneo a soddisfare le loro esigenze quotidiane e di sussistenza. Ma nel caso in cui non resta alcun genitore ad accudire e mantenere i figli, interviene la normativa, la quale in tempi recenti non ha fatto altro che ribaltare le vecchie regole: niente più adozione, come nel passato; riconosciuto il vincolo di parentela con tutti i parenti, e non solo con i genitori, dei figli naturali, questi ultimi vengono affidati ai nonni.