Queste sono le possibilità di ricevere ancora qualcosa per i vecchi percettori della misura d’emergenza, prossima alla cessazione entro il prossimo mese
Come ogni anno, giugno si rivela un mese particolarmente prolifico di impegni da un punto di vista fiscale e previdenziale; di conseguenza, prima di godersi le meritate vacanze, anche i contribuenti sono contestualmente chiamati a partecipare al più importante sforzo collettivo in materia erariale, ossia la presentazione della dichiarazione dei redditi. Con i termini di maggio, i cittadini dichiaranti hanno concluso con successo il loro adempimento se hanno aderito alla sottoscrizione del modello 730 precompilato dall’Agenzia delle Entrate. D’altronde, questa prima modalità presenta indubbi vantaggi.
La scelta di presentare i modelli già predisposti e scaricabili dal Fascicolo del Contribuente sul profilo dedicato, nel sito dell’Agenzia delle Entrate, permette innanzitutto di non essere chiamati a rispondere di accertamenti (dal momento che la compilazione è a cura dello stesso ufficio di riscossione); e inoltre, di acquisire un’ottima priorità nei rimborsi dei crediti d’imposta. Occorre ricordare che gli accrediti dei crediti d’imposta hanno il loro apice dopo l’estate, tra ottobre e novembre in particolare; rientrando negli scaglioni anticipatori, si ha l’opportunità di ricevere le somme nel mese di luglio.
Certo, buona parte delle questioni economiche, specialmente se si tratta delle tasche dei percettori di misure previdenziali, sono attualmente e strettamente legate al credito delle casse dello Stato. La maggior fetta di finanziamenti non entrerà, nel suo complesso, prima della fine di giugno, termine ultimo di scadenza per la consegna delle dichiarazioni dei redditi compilate nelle “classiche” modalità (in autonomia, tramite commerciale oppure l’assistenza del servizio di patronato). Questa prassi include la trasmissione delle spese cosiddette detraibili, per le quali bisogna allegare ai modelli i giustificativi di spesa (scontrini, ricevute di pagamento, fatture).
Il credito d’imposta, infatti, non viene formandosi soltanto con la correzione dei versamenti effettuati erroneamente da più sostituti d’imposta per un lavoratore, ma anche dal parziale rimborso di alcune tipologie di spesa, tra cui: le spese medico-sanitarie, i costi scolastici ed universitari, i costi dell’abbonamento al trasporto pubblico, le spese di studenti fuori sede (l’affitto, per esempio), il costo d’iscrizione ad attività e associazioni sportive, spese per funerali; ma nella categoria sono inclusi altresì gli importi delle polizze assicurative, sia sulla vita che per gli immobili.
Insomma, la dichiarazione dei redditi costituisce la forma indispensabile per alimentare le casse dello Stato. Non è un caso che l’INPS sta affrontando varie difficoltà nell’ambito dei pagamenti, di cui le motivazioni non hanno una sola origine. Innanzitutto non è stato ancora soddisfatto al completo l’aggiornamento degli importi (dalle pensioni ai sussidi); la rivalutazione dell’ISTAT è oramai datata gennaio 2023. Inoltre, sono seguite le variazioni ISEE che comportano ulteriori livelli di accertamento. Per una misura come il Reddito di Cittadinanza, un altro ordine di fatti ha ulteriormente appesantito l’elaborazione delle richieste: la cessazione della misura nel prossimo mese di luglio, gradatamente affiancata dalla nuova misura di inclusione attiva, la MIA, definitiva dal 1° gennaio 2024. Se tra i vecchi percettori, compresi quelli dell’ultima “chiamata” (ossia la tranche di erogazioni da giugno a dicembre di quest’anno), alcuni vedranno interrompersi i pagamenti, questi potranno richiedere nuovamente il beneficio per la durata non superiore al periodo residuo non goduto. Se invece la condizione occupazionale è cambiata, passato un anno dalla variazione, è possibile richiedere il beneficio come “prima richiesta”.