“Questo è il mio nuovo numero”. L’ultima truffa via whatsapp

Ecco le ultime novità in fatto di frode; lo smartphone è ancora una volta un valido complice, tramite l’utilizzo improprio di sms e chat. I particolari

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Truffa da cellulare (Foto Adobe – pensioniora.it)

È impossibile disconoscere l’alto ruolo della tecnologia all’interno della vita di un individuo. E non è certo soltanto una questione di generazioni di utenti a confronto, nell’ambito dell’accessibilità agli attuali strumenti: l’intuibilità dei dispositivi è quasi alla portata di tutti; la sua dinamicità e le qualità di rapida interconnessione sono perlopiù ad appannaggio della rapida elaborazione delle menti più giovani, almeno per quanto riguarda l’ambito della comunicazione tra le persone.

L’incentivo su un accesso plurale è giunto dall’implementazione delle funzioni quotidiane per gli scopi prosaici e diffusi capillarmente. Tra questi obiettivi, o meglio le azioni a cui più spesso si rivolge un individuo è quello di accaparrarsi prodotti, accaparrarsi merce; insomma, fare la spesa, e dunque, come insegna la quotidianità, tutto si traduce in acquisti e i pagamenti. Ebbene, in questo ambito, sempre meno spazio trova il denaro contante, a cui invece parzialmente sostituito il pagamento digitale; la cosiddetta moneta elettronica.

“Questo è il mio nuovo numero”, la truffa svuota-conto

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Truffa Whatsapp (Foto Adobe – pensioniora.it)

In fondo, la rivoluzione dei pagamenti non è avvenuta per intero all’improvviso. Anzi, ciò che occorre in prima istanza, è l’ingrediente più datato rispetto alle attuali spinte tecnologiche: ovverosia il conto corrente. L’odierno internet banking ha trovato nell’home banking le basi per nuove modalità in grado di facilitare la vita dei correntisti, la quale ha sempre meno a che fare con gli sportelli degli uffici e le file dei clienti. L’emergenza sanitaria da Covid-19, con il relativo confinamento domestico, ha fatto il resto con i pagamenti elettronici sulle piattaforme di e-commerce.

Inoltre, la stessa normativa, quella riferita alle regole antiriciclaggio sul denaro, ha trovato nuova linfa nel perseguire l’obiettivo della sistematica tracciabilità del denaro, e da questo punto di vista, ha trovato un valido alleato nei dispositivi POS, ora anche in formato contactless; da qui, ne ha tratto l’obbligo di possesso nei confronti di esercizi commerciali e uffici. In concreto, come spesso si fa notare, allo sviluppo della tecnologia nel novero dei pagamanti, si è parallelamente alimentata anche un’altra tecnologia: quelle delle truffe.

Oggigiorno, gli inventori delle frodi più sofisticate hanno sempre meno un volto, e in fondo neanche un nome (pur falso che sia), dato che si nascondono dietro il posticcio diaframma di presunte organizzazioni (banche, enti previdenziali e molto altro). Ne deriva oggi il cosiddetto phishing, strumento basato su false comunicazioni agli utenti, le quali viaggiano tramite email, sms, o ancora per contatti telefonici con falsi operatori (ovviamente). Lo scopo non sempre quello di arrivare direttamente ai soldi, ossia al conto o ad pagamento di una somma; oggi basta il possesso dei famigerati dati sensibili, utili a ricostruire integralmente l’identità di un soggetto e spacciarla per altre frodi. Un presunto problema di accredito può convincere l’utente a compilare il falso form allegato ad un’email, oppure a fornire le proprie credenziali di un conto tramite messaggino o chat di Whatsapp. A volte i truffatori si spacciano per parenti, come nel messaggio “Ciao mamma, questo è il mio nuovo numero. Scrivimi qui per favore”, oppure “Ciao mamma, mi è caduto il telefono. E questo è il mio nuovo numero”. Perché un figlio non dovrebbe chiamare direttamente la mamma per farsi dare il numero del conto è tutto da capire, ma lo stratagemma funziona con i più sprovveduti. Perché da quel primo messaggio, fa seguito la richiesta di una ricarica di cellulare, o addirittura di un bonifico, con tanto del numero di conto e credenziali.

 

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