Ecco quali sono i motivi per cui il trattamento integrativo INPS non arriva; non è detto che sia un’anomalia del sistema ma il rispetto di un requisito
In questi giorni, è iniziata la nuova tornata per la consegna dei ratei pensionistici presso gli uffici postali. Come all’inizio del precedente mese, il calendario previdenziale relativo agli anziani percettori è stato “disturbato” da un giorno festivo (il 1° maggio”), il quale ha fatto slittare di più di un giorno buona parte dei ritiri, per via della concomitanza con il fine settimana. Analogamente anche l’attuale erogazione ha visto la serrata infilata del 2 giugno e della domenica (per quanto conti il sabato, le cui consegne avvengono soltanto di mattina); dunque, uno-due giorni di attesa in più.
Di slittamento, però, non ce n’è soltanto uno, ossia di carattere temporale. Ve n’è anche un’altro, legato all’entità delle erogazioni. Insomma, si parla di tutti quegli adeguamenti relativi agli importi, autorizzati per tutte le misure erogate direttamente dall’INPS: si sta parlando da un arco che va dalle pensioni all’Assegno Unico e il Reddito di Cittadinanza. Le stesse modifiche sono sotto l’occhio del ciclone in considerazione dei lunghi tempi di attesa, dopo i proclami e gli annunci. Di fatto, a tal proposito l’ente previdenziale è impegnato in un intenso lavoro di regolarizzazione.
L’occasione è tutt’altro che eccezionale, dal momento che con il mese di maggio si apre una nuova annualità di attività previdenziale. Inizio, anticipato dall’inizio della seconda annualità che ha inaugurato le nuove erogazioni concernenti l’Assegno Unico e universale: la partenza si è avuta nello scorso marzo, sulla base delle domande, nuove e richieste di rinnovo, pervenute entro lo scorso 28 febbraio; ma i lavoratori e i pensionati con figli minorenni o disabili a carico possono inviare la domanda entro la fine di giugno per ottenere anche gli arretrati delle competenze di marzo in poi.
In queste settimane, ai trattamenti si stanno aggiungendo arretrati e conguagli, prodotti dai ritardi imposti dai controlli INPS, con annesse interruzioni delle erogazioni, oltre ai ricalcoli tutt’ora in fase di completamento, che nei casi positivi stanno fornendo agli utenti interessanti conguagli. Certo, tutto nei limiti delle disponibilità del credito presente nelle casse INPS. In fondo, le pensioni non sono scevre da questo processo, sebbene le modifiche sono correlate all’adeguamento ISTAT iniziato dallo scorso autunno.
Gli indici su base inflazionistica sono stati sostanzialmente applicati in relazione alle tabelle delle aliquote reddituali. Sebbene gli aumenti sono giunti in ritardo, anche in questo caso, la circostanza è stata gradualmente risolta integrando le correnti competenze con gli arretrati. Fanno eccezione le pensioni minime, ancora in attesa dei rialzi varati a gennaio; aspettano anche gli over 75, oggetto dei noti aumenti fino a quasi 600 euro. Dopo l’ultimo step di previsioni (maggio o luglio), si fa più realistica la procrastinazione direttamente a settembre. In fondo, le rivalutazioni coinvolgono anche il trattamento integrativo della quattordicesima rata INPS. Si tratta della somma aggiuntiva erogata, tra agosto e dicembre, ai pensionati a partire dai 64 anni di età. Non tutti questi soggetti però ricevono la quattordicesima. No, non si tratta dei suddetti ritardi o anomalie dell’Istituto; è più probabile che non abbiano diritto alla prestazione: essa spetta per quei redditi annui al di sotto di 10.992,93 euro (per l’anno 2023) in misura piena. Misura ridotta, invece, per i redditi sopra i 10.992,93 euro e fino a 14.657,24 euro.