Come si quantifica l’assegno di mantenimento dopo il divorzio, ecco di che cosa occorrre tener conto
Gli effetti e gli obblighi tra i coniugi non si esauriscono dopo la separazione: tra essi il mantenimento occupa una posizione privilegiata, pur con le caratteristiche date a questo istituto dalla giurisprudenza attuale. Una situazione diversa tra i due coniugi si instaura con il divorzio. Possiamo dire innanzitutto che dopo il divorzio si parla di ex coniugi e quindi una serie di diritti vengono a mancare.
Dalla possibilità di quote di successione all’utilizzo del cognome dell’altra persona anche quando si tratta di un matrimonio di lunga durata. Altre prerogative tuttavia rimangono attive, per esempio la possibilità di ottenere una quota del Trattamento di fine rapporto (Tfr), la pensione di reversibilità, il diritto di abitazione nellabitazione dell’ex, se accordato dal giudice, e l’assegno di divorzio.
Mantenimento o assegno di divorzio
Come si può dedurre dunque l’assegno di mantenimento non è la stessa cosa di quello di divorzio. Con la sentenza di divorzio, che sancisce la fine definitiva del vincolo matrimoniale e dei suoi effetti legali, l’assegno di mantenimento cessa e può essere sostituito con quello divorzile. I requisiti per ottenere l’assegno di divorzio sono però più stringenti e in qualche modo restrittivi.
L’assegno divorzile è concesso dal tribunale se l’ex coniuge dimostra di non essere in grado di mantenersi e non per propria responsabilità. Alcuni elementi rendono più certa l’assegnazione di questa misura. Si possono elencare l’avere un’età superiore ai 45/50 anni, oppure il trovarsi in un condizione di salute tale da non poter svolgere un’occupazione, o l’aver cercato inutilmente un lavoro e, nonostante l’impegno, non riuscirsi.
Un esempio di ricerca del lavoro infruttuosa, ma determinante per l’ottenimento dell’assegno divorzile può essere la candidatura e la partecipazione a concorsi pubblici e selezioni di personale, l’iscrizione ai centri per l’impiego, l’invio di curriculm vitae a ditte e aziende, la richiesta di colloqui di lavoro, e così via.
La concessione dell’assegno di divorzio è quasi certa per chi durante il matrimonio ha rinunciato alla propria carriera professionale per occuparsi in prima battuta di famiglia e figli, consentendo all’ex di concentrarsi sul lavoro e incrementare il suo patrimonio.
Come stimare l’assegno di divorzio
Da quanto scritto si può dire che, se l’assegno di mantenimento viene attribuito per garantire un sorta di ammortizzatore economico al coniuge con il reddito più basso, quello di divorzio assume caratteri diversi e il suo obiettivo è consentire l’autosufficienza economica, indipendentemente dal situazione reddituale dell’ex. Questa è una differenza sostanziale, ormai le recenti sentenze gli assegnano una funzione assistenziale e compensativa.
Quindi è necessario l’accertamento dell’inadeguatezza dei mezzi e l’impossiblità di procurarseli. Il suo ammontare si calcola sulla base di una comparazione delle condizioni economiche delle parti in causa, ma tenendo conto degli elementi descritti e del riconoscimento del sacrificio per la rinuncia alle occasioni reddituali. L’attribuzione e la quantificazione dell’assegno divorzile non dipendono soltanto dalle differenze e tra i livelli patrimoniali e reddituali degli ex coniugi.
Non basta che l’ex sia molto più ricco del richiedente. L’assegno divorzile ha come obiettivo solo l’indipendenza economica, il raggiungimento di un livello di vita decoroso (pur non in un’accezione di semplice sopravvivenza) e non si rapporta al precedente tenore di vita degli ex coniugi.