Esiste la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione fino a 11 anni, in quali casi si ottiene questa opportunità
L’ingresso alla pensione in Italia è regolato da una legislazione abbastanza complessa che prevede una serie molto ampia di sbocchi e soluzioni utili allo scopo. La casistica quindi appare ampia e talvolta confusa, in quanto requisiti di ordine anagrafico, reddituale, contributivo, di genere si sommano e si confrontano con norme in continua cambiamento.
A grandi linee si può dire che per andare in pensione nel 2023 vi sono diversi modi: dalla pensione di vecchiaia, alla cosiddetta Opzione donna, dal quota 103 alla pensione di vecchiaia anticipata, dall’anticipo per lavoratori precoci a quelli per lavori gravosi e usuranti. Ma sono possibili anche altre modalità per interrompere la carriera lavorativa e iniziare la vita pensionistica.
Attualmente per la pensione di vecchiaia sono necessari 67 anni di età sia per uomini che per le donne, almeno 20 anni di contributi per per tutti i lavoratori pubblici, privati a autonomi. In aggiunta a questi requisiti, coloro che hanno contribuzione a partire dal 1° gennaio 1996 devono anche raggiungere un assegno pensionistico che risulti non inferiore a 1,5 volte l’importo soglia, cioè quello dell’assegno sociale.
Esiste però una scorciatoia per una categoria particolare di lavoratori: per quelli cui l’Inps riconosce un’invalidità pari all’80 per cento. Deve essere una commissione medica Inps quindi a valutare il grado di invalidità del lavoratore. Si devono possedere almeno 20 anni di contributi e un’età minima di 61 anni (per gli uomini) e 56 (per le donne). Ma prima di ottenere la liquidazione della pensione occorre attendere una finestra della durata di 12 mesi.
Questa è la cosiddetta pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. Non una pensione di invalidità, ma una vera e propria pensione di vecchiaia. Dal punto di vista anagrafico una soluzione vantaggiosa, ma comunque con stringenti requisiti. Gli anni di contributi per l’ottenimento della pensione sono almeno 20 e come accennato l’invalidità è valutata dall’Inps sulla base delle specifiche attitudini, capacità e mansioni del lavoratore.
Secondo l’Inps quindi è determinante il principio dell’invalidità previdenziale o pensionabile, anche se recenti sentenze si sono espresse in termini contrari, rimandando al principio di invalidità generica.
Non possono accedere a questa forma di previdenza i dipendenti del pubblico impiego e i lavoratori autonomi. La misura è riservata ai lavoratori iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (Ago) dell’Inps o ai fondi sostitutivi della stessa, quindi ai dipendenti privati. I lavoratori che richiedono questo trattamento non possono beneficiare del cumulo dei contributi tra varie casse, né della totalizzazione dei contributiva.
Possono invece sfruttare la cosiddetta ricongiunzione dei contributi, in modo che i versamenti accreditati in diverse casse confluiscano nel fondo dei lavoratori dipendenti, come se fossero stati versati sempre in questa gestione. Bisogna ricordare che il calcolo di questo trattamento è effettuato con i metodi normalmente utilizzati (retributivo, misto, contributivo) per l’ottenimento della pensione di vecchiaia erogata dall’Istituto senza penalizzazioni.
Dunque per avere questa possibilità la prima cosa da fare è produrre la certificazione dal proprio medico curante che provvederà ad inserirla nella piattaforma Inps. Solo dopo con copia della certificazione si può procedere con la domanda tramite un patronato, per essere poi convocati per la visita da parte dell’Inps.