Proseguendo nello svolgimento di questa operazione senza la necessaria regolarizzazione, si commette un grave reato nei confronti dello Stato. I dettagli
Con l’inizio del mese di giugno, prende avvio la nuova tornata pensionistica dell’INPS con la consegna dei ratei ai percettori del trattamento previdenziale. Un po’ alla stregua del mese di maggio, anche questa volta il pagamento brevi manu è “disturbato” da una festa, il 2 giugno, che procrastinerà dunque di un giorno la ricezione nei confronti della maggior parte della platea. Poco cambia sul fronte degli importi aggiornati, pertanto sarà ancora attesa per molti utenti INPS.
Occorre ricordare che nonostante il varo della misura in data 1° gennaio 2023, bisognerà ancora aspettare per la definizione dell’adeguamento ISTAT applicato sì agli importi pensionistici sulla base degli indici inflazionistici, ma in particolare sulle pensioni minime; assegni questi, i quali vedranno applicata una sorta di aliquote, in numero di due, dato che gli indici sono regolati per i pensionati under 75, mentre il rateo mensile è portato a circa 600 euro dai 75 anni d’età in poi.
Ancora a giugno lo sforzo delle casse INPS non riuscirà a colmare il ritardo nei confronti dei pensionati minimi; forse non basterà nemmeno luglio; più realistico, invece, il mese di settembre. D’altronde il credito dello Stato nei confronti dei suoi cittadini è sormontato non soltanto da oggettive difficoltà, ma anche dalla contingenza di eventi legati agli adempimenti di questi ultimi. Il riferimento è alla presentazione della dichiarazione dei redditi presso l’Agenzia delle Entrate.
Scaduto il termine per l’invio dei modelli 730 precompilati dalla stessa Agenzia, ora tocca ai contribuenti con a carico spese oggetto di detrazione, di cui allegare i giustificativi dei costi. La scadenza ultima per l’invio telematico è il 30 giugno 2023. Da agosto, in relazione alle comunicazioni dei redditi, parte la tranche di pagamenti relativi ai rimborsi del credito d’imposta. Nel frattempo, il pagamento di conguagli ed arretrati da parte dell’INPS verso alcuni utenti ha combaciato con nuove verifiche alla documentazione.
I controlli impongono la momentanea sospensione delle erogazioni. Peccato che al termine degli accertamenti e ad esito positivo, siano passate settimane, se non mesi, e le tasche dei percettori, vuote. Resta il fatto che le pensioni sopra la volta e mezza del trattamento minimo sono state opportunamente ricalcolate e i nuovi importi si ritrovano stabilmente sui cedolini INPS. Il ritiro presso gli uffici postali è l’appuntamento più atteso; non soltanto per i titolari, ma anche da quei delegati a carico che vivono e condividono il trattamento. Molti pensionati, sopraggiunti gli impedimenti motori, danno la delega al ritiro al proprio figlio, o ad un parente, o ad una persona che cura la sua assistenza.
Alla morte dell’anziano percettore, il primo dovere è quello di comunicare all’INPS il decesso dell’utente. C’è chi approfitta della situazione per non comunicare un bel niente e continuare a ritirare l’assegno mensile, forte della delega del soggetto deceduto. Si tratta di una truffa ai danni dello Stato, su cui urge la restituzione delle somme indebitamente percepite. Si può trattenere invece la pensione relativa al mese del decesso, sebbene, in concreto, perviene sul conto postale soltanto dopo la data della morte. In caso contrario, si perpetra un reato penale che obbliga alla restituzione delle somme, oltre ad interessi ed eventuali sanzioni amministrative.