Ecco dove si potrà utilizzare l’aiuto per l’acquisto dei beni essenziali messo a disposizione dal governo. Non tutti gli esercizi infatti sono autorizzati
Nel 2019, il varo della importante misura economica del Reddito di Cittadinanza, erogata direttamente dall’INPS ai soggetti interessati, ha segnato il riconoscimento istituzionale di uno stato di povertà che colpisce una parte dei cittadini italiani. Ci si riferisce ad un bacino composto da soggetti non necessariamente nullatenenti e senzatetto, bensì da persone che nemmeno raggiungono l’asta della sussistenza minima.
Anche un reddito familiare, seppur presente, può attestarsi ad importi annuali talmente bassi da far venir meno la prerogativa costituzionale di una vita dignitosa, sul piano lavorativo, sociale, previdenziale e del diritto alla salute e alle cure. Per questi ragione il vecchio RdC si rivolgeva negli obiettivi al contrasto della povertà e nel reinserimento sociale e professionale del lavoratore.
Certo, oggigiorno si è autorizzati a parlare della misura del Reddito con declinazioni gratamente al passato, dal momento che tale strumento si sta avviando verso la cessazione datata alla fine di quest’anno. Al suo posto, quella che si potrebbe considerare la misura meno generosa della MIA, la misura di inclusione attiva, la quale non è altro che una denominazione complessiva contenente una serie di sottomisure ben distinte.
La distinzione più evidente consta il fatto che vi sono sussidi e relativi requisiti di accesso distinti innanzitutto tra soggetti occupabili e soggetti non occupabili: per i primi è dedicato il Supporto per la Formazione e il Lavoro; per i secondi è destinato il cosiddetto Assegno di Inclusione. Da considerarsi non occupabili: over 67, disabili o nuclei con figli minorenni. Comunque, l’elemento da garantire è quello della spesa alimentare.
Considerato il bene essenziale per eccellenza, la spesa alimentare destinata alle famiglie particolarmente indigenti, può contare su uno strumento di finanziamento in più: la Carta Risparmio Spesa, appena ufficializzata dal governo Meloni. No, non è da confondersi con la Carta Acquisti, sebbene sia erogata come la prima, ancora una volta, dall’INPS. La seconda prevede l’accredito bimestrale di 80 euro, mentre la seconda fa affidamento su un versamento una tantum di 382,50 euro. Ne beneficeranno gli interessati con un reddito annuo sotto i 15mila euro; dovranno inviare all’INPS la propria DSU, dopodiché l’ente trasmetterà la lista dei nominativi ai Comuni, i quali provvederanno ai pagamenti. L’importo servirà per la spesa alimentare (come detto), fatta eccezione per gli alcolici, e – per le altre necessità – fuori medicinali, assorbenti e pannolini. La Carta potrà essere utilizzata soltanto in esercizi e supermercati convenzionati.