Ecco qual è il limite da non superare per i lavoratori che hanno la ritenuta e al tempo stesso dichiarano altri redditi da lavoro. Di cosa si sta parlando
Questi sono i giorni in cui entra nel vivo il primo e più importante impegno per il contribuente italiano: ovverosia, la presentazione della dichiarazione dei redditi. Forse sarebbe meglio dire che le danze di sono aperte da poco meno di dieci giorni per l’Agenzia delle Entrate, dal momento che molti cittadini sono impegnati da settimane (ma occorre dire, anche in “tempo reale”) alla raccolta dei giustificativi relativi alle loro spese che sono oggetto di detrazione.
Dunque, oltre a dichiarare i redditi e il valore patrimoniale, numerosi lavoratori e pensionati possono presentare scontrini, fatture e ricevute inerenti principalmente a spese effettuate per sé o per i componenti del nucleo familiare a carico, circa: le spese medico-sanitari, i costi dell’asilo nido e per lo studio scolastico e universitario, le spese sostenute dagli studenti fuori sede (come l’affitto), i costi per attività sportive svolte dai figli, i costi per l’abbonamento al trasporto pubblico e spese funebri.
Non sono pochi i dichiaranti che se la potranno cavare ripresentando, entro il 31 maggio 2023, il modello 730 precompilato dalla stessa Agenzia delle Entrate, grazie al possesso di una situazione reddituale piuttosto semplificata; ad ogni modo, entro il termine ultimo, c’è la possibilità di correggere i dati non corretti, inviando modelli 730 rettificati. Da ciò si trarrà il vantaggio di essere fra i primi contribuenti a ricevere l’eventuale rimborso del credito d’imposta; e di non essere soggetti alle verifiche, visto che i modelli sono compilati direttamente dall’Agenzia.
Gli altri contribuenti, specie quelli che compilano i modelli tramite l’assistenza del servizio di patronato del CAF o tramite un commercialista, includendo gli oneri detraibili e deducibili, la scadenza per la presentazione slitta alla fine di giugno. Tra costoro, sono soggetti all’obbligo della dichiarazione, i lavoratori che prestano servizio presso più sostituti d’imposta o che abbiano più redditi di cui non tutti sono gestiti da un sostituto d’imposta.
In tal senso, come tra l’altro oggi accade con maggiore frequenza, un esempio è quello del lavoratore che offrire prestazioni tramite ritenuta d’acconto e al contempo ha sottoscritto un contratto a tempo determinato. Quale incidenza ha il lavoro autonomo occasionale nella dichiarazione dei redditi? Dipende. Se il limite del reddito non supera l’importo annuo di 4.800 euro, vi è l’esenzione dalla ritenuta d’acconto al 20%. Tale trattenuta viene girata all’Agenzia delle Entrate dal committente quando è una società o un ente, non quando è un semplice privato. I compensi da lavoro autonomo occasionale rientrano nella base Irpef e sono cumulabili con i redditi da lavoro dipendente, e dunque vanno dichiarati.