Ecco come l’ordinamento legislativo in materia assegna le quote derivanti dalla successione di un immobile se c’è più di un figlio. I dettagli
Un po’ come accade per la patente di guida, il desiderio di una casa propria si palesa in maniera pressoché innata, senza che nell’anticamera dei pensieri si frapponga una premessa o un aspetto prodomico di carattere economico. Fosse per la condizione finanziaria, addio sogni per diversi giovani. Certamente quando a palesarsi è lo stato di coppia, si fa pressante la voglia di trascorrere una vita in comune, sotto uno stesso tetto.
A maggior ragione se sancito il rapporto con le tante forme di unione, prima tra le quali il matrimonio, si pensa già ad allargare il confine della relazione prospettando l’arrivo di uno o più figli. È facile immaginare che tra i progetti e la realtà ci sia un mare, specialmente se a mediare contro vi sono condizioni monetarie oggettivamente non buone. Di qui la necessità di richiedere un mutuo ad un istituto di credito.
La valutazione per un finanziamento andrà a buon fine se lo status economico non è tale da compromettere le garanzie estese alla propria persona, ai familiari o altri garanti vicini. Si potrebbe ottenere il finanziamento ma non sostenere adeguatamente il peso della rata, specialmente se, come oggigiorno, su di essa grava il peso dell’inflazione che ha piegato la convenienza del tasso fisso, ma anche quello variabile.
Insomma, dal punto di vista dei figli, non sembrano esserci apparentemente molte strade d’uscita, se non quelle che includono una buona busta paga o comunque un solido guadagno elargito da una condizione stabile di lavoro. Ma può verificarsi una condizione molto particolare, legata ai familiari: tutto può partire dalla morte di un familiare. Che lo attesti un testamento o meno, tra l’eredità del genitore titolare dell’immobile è compresa proprio la casa.
Se l’immobile è da dividere con l’altro coniuge, le quote saranno distribuite nel modo seguente. In virtù della linea diretta ereditaria, al coniuge spetterà il diritto universale di abitazione – appunto – della casa coniugale. Rimasti in vita sorelle e fratelli, in assenza di altro genitore, ognuno gode di una quota proporzionale uguale per tutti. Si tratta di una quota ideale che potrebbe concretizzarsi se si decide collettivamente di mettere in vendita la casa: il ricavato verrà diviso equamente per ogni fratello o sorella.