Ecco come è possibile anticipare il congedo dalle proprie mansioni lavorative senza attendere le tempistiche della pensione di vecchiaia. Di cosa si parla
Quello delle pensioni è un nodo che sotto il profilo dei pagamenti si presenta ogni mese trascinando con sé, più o meno, delle vicissitudini. Sotto il profilo dell’accesso alla misura e il riconoscimento da parte dell’INPS, i cambiamenti si susseguono a ritmo annuale, in considerazione delle variabili che influiscono sulla compagine dell’organizzazione sociale. Questo sforzo si riversa sulle annuali leggi di bilancio.
In Italia, lo spirito di “resilienza” del sistema pensionistico rispetto ai cambiamenti delle società non è facilmente applicabile: questo perché aumenta l’età media, la popolazione invecchia sempre di più ma cala il bacino giovanile, decimato dal calo delle nascite; in prospettiva, le leve più giovani dei lavoratori fanno fatica ad entrare nel mercato del lavoro, se prima non esce una quota dei lavoratori più anziani.
Quali criteri occorre raggiungere per ottenere prima una pensione
Regolare alchemicamente le entrate e le uscite dei lavoratori dipende dalla funzione delle casse INPS di provvedere al pagamento delle pensioni. Con l’attuale sistema contributivo, sono i lavoratori odierni a pagare, tramite il versamento dei contributi trattenuti in busta paga, gli attuali ratei pensionistici (domandandosi chi pagherà i loro assegni di domani). La flessibilità e la precarietà fanno il resto.
Infatti, queste ultime pongono un’incognita verso il futuro, se si considerano i numerosi anni contributivi necessari e l’età da raggiungere con un’attività lavorativa continuativa. Il punto di riferimento (e di arrivo) è la pensione di vecchiaia, raggiungibile all’età di 67 anni e con almeno 20 anni di contributi versati. Altrimenti, sebbene con un assegno più basso, si può richiedere una delle varie forme di pensione anticipata.
La prima è la pensione anticipata secondo la Legge Fornero: occorre un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini; un anno in meno per le donne; non è considerata l’età anagrafica. C’è poi la Quota 41 per i lavoratori precoci, ossia per chi ha maturato presto (il primo contributo da versare un anno prima dei 19 anni anagrafici) 41 anni contributivi: ma soltanto per disoccupati, caregiver, lavoratori invalidi con handicap dal 74% in poi, impiegati in mansioni gravose e usuranti. E ancora, l’attuale Quota 103, che coniuga il raggiungimento di 62 anni di età con il versamento di contributi per 41 anni.