Se il pensionato ottiene questa prestazione, l’ammontare a questo rateo è garantito grazie alle ultime novità del Decreto Lavoro. Di cosa si tratta
Con il mede di maggio, le pensioni tornano alla ribalta dell’infuocato lavoro previdenziale in atto negli ultimi mesi. No, non si parla degli appuntamenti di consegna dei rati, prossimi oramai alla conclusione. A far discutere le aule istituzionali è l’assestamento economico degli importi, preannunciato dalla legge di bilancio. Al centro del dibattito resta ancora una volta l’inflazione.
Già dal mese di aprile, l’INPS si è vista impegnata nella difficile opera di sanare le situazioni debitorie che ha in essere con i percettori dei trattamenti previdenziali. Principalmente si tratta di importi che sono entrati nel novero degli arretrati da rendere a stretto giro, prodotti per lo più da procrastinazioni delle integrazioni e dalle sospensioni delle verifiche per diversi mesi.
Nella fattispecie delle pensioni, il riferimento sul passaggio a cambiamenti sostanziali ha una data: 1° gennaio 2023. Dall’inizio del nuovo anno, è entrato in vigore l’indice effettivo complessivo applicato all’adeguamento ISTAT. Si tratta del 7,3%, distribuito secondo le tabelle delle aliquote reddituali. In sostanza, la prima prestazione previdenziale è stata rivalutata secondo la base inflazionistica circolante.
La piena attuazione della rivalutazione è stata però ostacolata dai lunghi ricalcoli che hanno coinvolto proprio l’ente previdenziale. Il tutto mentre il governo ha deciso, altresì, per l’aumento delle pensioni minime, di cui il passaggio più significativo coinvolge gli over 75, le cui mensilità sfiorano i 600 euro. Il ritardo della misura ha incrementato gli arretrati che sono stati in parte già consegnati.
Nel frattempo, il Decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei Ministri ha finalmente messo nero su bianco sulle misure sostitutive del Reddito di Cittadinanza. Prossimo alla cessazione dal 1° gennaio 2024, quest’ultimo sarà affiancato dalla nuova MIA, la misura per l’inclusione attiva, la quale non è altro che un pacchetto di misure declinate con gli acronimi: PAL (prestazione per l’avviamento lavorativo), GIL (garanzia per l’inclusione) e GAL (garanzia per l’attivazione lavorativa). A riguardare i pensionati riceventi il RdC è la seconda, la GIL, destinata ai nuclei con soggetti in età pensionabile, oltre i 67 anni di età; essa produrrà un’integrazione che porterà a 780 euro l’assegno mensile. Si attende soltanto che venga reso effettivo lo strumento.