Non sono soltanto le grandi fonti di consumo ad incrementare il saldo delle utenze. Il risparmio inizia là dove non ci si aspetterebbe
Come si è osservato nel corso di un intero anno, la crisi energetica deflagrata sul terreno dello scontro bellico in Ucraina ha aperto una voragine nella garanzia dei consumi legati alla disponibilità di risorse. Un tema, questo, che addita l’Europa e il suo parlamento a non aver fatto abbastanza per rendere il continente autonomo da un punto di vista energetico e di essersi dato delle alternative sostenibili di dispendio delle fonti.
Con un rapido automatismo, la crisi energetica è rimasta solamente per breve tempo confinata nella macroscopia della speculazione internazionale dei mercati e dei tentativi diplomatici ed economici per una soluzione; ben presto è calata nell’ambiente domestico delle famiglie, colpendo i redditi e mettendo in serio pericolo il potere di acquisto dei nuclei più svantaggiati.
Dalle istituzioni europee sono inizialmente giunti i richiami a ridimensionare i consumi di luce e gas, di modificare le abitudini di consumo, ricorrendo anche a bizzarre strade alternative come docce fredde e cottura lenta della pasta. L’autoregolamentazione delle famiglie è giunta semplicemente alla prima bolletta pervenuta in casa, dopo l’inizio dell’escalation; quanto è bastato per non lasciare le cose così com’erano.
Ad oggi, le bollette del gas si sono notevolmente ridimensionate, sebbene l’effetto domino della crisi possa ora trasferirsi sull’energia elettrica. Molti operatori stanno infatti provvedendo con il blocco delle tariffe per almeno un anno, proponendo il pagamento di un fisso mensile (un po’ come una ricarica telefonica). Sicuramente la casa non è propriamente la migliore alleata del risparmio, dato che i più dispendiosi sono gli elettrodomestici classici.
Condizionatore, frigorifero, lavatrice, lavastoviglie, forno elettrico, asciugacapelli; sono gli apparecchi che più fanno girare i contatori elettrici. Agire sul loro utilizzo significa provvedere a cambiare molte abitudini personali in ambito domestico; ma anche ad assumere un atteggiamento di maggiore responsabilità. Occorre partire innanzitutto dai dettagli della casa, o meglio dalle piccole fonti di consumo; ritenute tali, restano, per inerzia personale, accese. Emblematico è lo scaldabagno elettrico: in questo caso, l’elettricità scorre in una resistenza che genera calore riscaldando la serpentina e cedendo calore all’acqua che si riscalda. Il cosiddetto Effetto Joule fa sì che uno scaldabagno di 1.000 watt consumi, se acceso per circa 6 ore al giorno, una media di circa 2.000 kWh all’anno. Ossia il 70% sui complessivi consumi elettrici di casa. Per abbassare questa media è bene agire sull’impostazione del termostato, regolandolo ad una temperatura ideale di stagione: 50°/60°C per l’inverno e circa 40°C nei mesi più caldi.