Ecco cosa stanno cambiando le novità in procinto di essere introdotte dalla legge di bilancio, per quanto concerne il reinserimento professionale
È nei momenti di particolare crisi dei redditi che il tema delle pensioni si avvicina, quasi a toccarsi, col tema del lavoro. Si può dichiarare che appartengano a due facce della stessa medaglia; e come tali, sono fattori che vengono soppesati in tempo reale dall’organizzazione sociale e dallo Stato. A rappresentare l’ago della bilancia vi sono le casse statali che con le loro erogazioni devono mantenere le garanzie assicurate ai cittadini.
Di quali garanzie si parla? Innanzitutto il ruolo assistenziale rivestito dal portafoglio dello Stato, su legittimazione delle prerogative istituzionali. Prima di garantire ai cittadini una pensione, occorre che venga tutelata la sicurezza di produrre un reddito; ovviamente, attraverso un lavoro. L’entrata regolare di nuove forze di lavoro si confronta e si scontra con la fuoriuscita delle vecchie, talvolta fortemente rallentata dall’incapacità di pagare i trattamenti INPS.
Gli attuali piani di pensione anticipata si realizzano sotto il segno di assegni più bassi destinati – per così dire – ai baby pensionati: ossia l’Ape sociale che deve traghettare il lavoratore in congedo al raggiungimento dell’anno di inizio erogazione della pensione di vecchiaia. Tali calcoli suggeriti dall’attuale sistema contributivo regolante l’importo del rateo, non sono certo ad appannaggio di tutti i cittadini; tantomeno di chi è invece legato alle questioni che ruotano intorno al Reddito di Cittadinanza.
Oggigiorno, la misura economica impegnata al contrasto della povertà è sotto i riflettori della cronaca per il suo congedo in progressivo avvicinamento. Si parla del vecchio RdC, fatto di 18 mensilità di pagamenti, rinnovabili dopo un mese di stop. Lo stravolgimento dell’ultima legge di bilancio non ha soltanto ridotto a sole 7 mensilità non rinnovabili, ma ha definito la completa cessazione del sostegno nel termine del 31 dicembre 2023.
Al suo posto subentrerà la nuova MIA, la misura di inclusione attiva, che si affiancherà già dal prossimo settembre declinata in PAL, la prestazione per l’avviamento lavorativo che fornirà ai potenziali lavoratori un assegno mensile di 350 euro fino alla fine di quest’anno. Eredità della manovra 2022, i rifiuti delle offerte di lavoro proposte dal Centro per l’Impiego restano nel numero di due: ovvero, dopo il secondo rifiuto si perde il sussidio.