Si avvicina la scadenza della prima rata relativa all’imposta sugli immobili; ecco come non farsi trovare impreparati nei pagamenti. Qualche istruzione
In un certo senso, quando è possibile assolvere il proprio compito nei confronti dei doveri economici nei confronti dello Stato in qualità di contribuente – strano a dirsi – ma c’è, in fondo, che da rallegrarsene. Per quale motivo? Innanzitutto, essere esposti al maggior ventaglio di tassazione significa di poter vantare un’adeguata e soddisfacente redditività, e in parallelo, un buon bagaglio patrimoniale.
Insomma, in modo particolarmente emblematico, la casa rappresenta il fattore determinante questo status di proprietà. Tra l’altro, per approdare in quest’orizzonte, non è necessario esibire del cash in grande disponibilità (quello che verrebbe richiesto), oggigiorno i sistemi di prestito e di mutui permettono di riscattare il debito con un formulario molto variegato di soluzioni per una restituzione comoda, sfruttando una linea temporale di lungo termine.
Una volta diventati proprietari di un immobile, superata la barriera della spesa iniziale, i costi contributivi non saranno lontani da quel carico immediato, cadenzato mese per mese, ad appannaggio dei popolo degli affittuari. È proprio il confine delimitato dallo sforzo sull’investimento iniziale a dettare la differenza sulla tranquillità futura, ossia sull’essere o meno proprietari delle mura domestica, senza il rischio di alcuna interruzione contrattuale.
A maggior ragione, detenere la proprietà di ulteriori immobili che impone, dunque, il pagamento dell’IMU, cioè l’imposta municipale sugli immobili oltre la prima casa (eccetto se si tratta di ville e residenze storiche), rappresenta una condizione che impone un dovere che non tutti possono permettersi. In tal senso, si sta avvicinando la scadenza sul saldo della prima rata dell’IMU 2023.
Il termine è il prossimo 16 giugno. L’imposta va corrisposo se è superiore a 12 euro su base annua. Le modalità di pagamento sono le seguenti: in modalità telematica, con PagoPA; tramite bollettino postale; oppure con modello F24. Scegliendo la terza opzione, sarà necessario indicare sul modello gli appositi codici tributo dell’Agenzia delle Entrate. Nello specifico, va compilata la colonna “importi a debito versati”, fornendo: il codice catastale del Comune; la tipologia di pagamento (Ravv./Acc./Saldo); il numero degli immobili soggetti all’imposta; l’anno di imposta di riferimento. Con il pagamento tramite PagoPA, si può ricorrere al QR code dello smartphone.