Beffa pensioni maggio: cosa potrebbe accadere

Proprio a pochissime ore dalle erogazioni potrebbe arrivare la doccia fredda di un nuovo rinvio degli adeguamenti tanto attesi dai pensionati. Cosa succede

aumenti pensioni
Pensioni INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Di mezzo ci si è messa la festa dei lavoratori, ma i pensionati avranno l’opportunità di comprendere, dato che per la maggior parte è appartenuta al loro largo passato. Dunque, mancano poche ore – più che giorni – ma di fatto non pochissime all’imminente tornata delle consegne pensionistiche presso gli uffici postali. Si comincia dal 2 maggio, ma attenderanno un giorno in più anche i cognomi fanalini di coda (dalla S alla Z, la convocazione è datata 8 maggio).

Il nuovo appuntamento del calendario organizzato dall’INPS dovrebbe vedere finalmente la chiusura di un lungo lavoro di appianamento delle istanze rimaste aperte in relazione a non pochi percettori del trattamento. Si tratta delle situazioni debitorie che l’ente previdenziale ha accumulato dopo una sin troppo lunga stagione di controlli che per prassi prevedono la provvisoria sospensione delle erogazioni.

Beffa pensioni maggio: ancora un altro rinvio?

aumenti pensioni
Pensioni INPS (Foto Adobe – pensioniora.it)

Il prolungarsi delle verifiche ha prodotto dunque un corpus di arretrati e conguagli che l’INPS deputa all’azzeramento proprio tra gli appuntamenti di aprile e maggio. A questo, inoltre, occorre aggiungere l’attesa per la fattuale attuazione degli adeguamenti ISTAT su base inflazionistica, attivata dalle misure dell’odierna legge di bilancio sin dallo scorso 1° gennaio; da allora, i lavori di ricalcolo non sono sistematicamente terminati.

Il mese di maggio potrebbe essere l’opportunità, per molti percettori del trattamento INPS di affiancare questi differenziali prodotti dai rinvii degli scorsi mesi, col presente rateo previsto. Similmente, è previsto il turno delle pensioni minime, rivalutate come le altre pensioni; in particolare gli over 75 sono in attesa di ricevere l’assegno aumentato a quasi 600 euro, più – come detto – gli arretrati accumulati a partire da gennaio.

Un imprevisto dell’ultimo minuto, ancora una volta, potrebbe sovvertire le speranze di rimettersi in carreggiata con le promesse nei confronti degli utenti. Ciò è dovuto al fatto che i crediti delle casse statali saranno con tutta probabilità devoluti alla precedenza sull’adeguamento delle retribuzioni, piuttosto che sulle pensioni. In buona sostanza, o si procede al taglio del cuneo fiscale sulle buste paga, oppure si aumentano le pensioni minime. Con verosomiglianza, i pensionati dovranno provvisoriamente rinunciare agli aumenti dei loro assegni.

Gestione cookie