Nuovo RdC, cosa si rischia in caso di lavoro a nero

Da gennaio 2024 entrerà in vigore il nuovo Reddito di Cittadinanza e si inaspriranno le sanzioni contro i furbetti

reddito di cittadinanza
nuovo rdc rischi falso (Foto Adobe-pensioni.it)

Il Reddito di Cittadinanza così come lo conosciamo oggi ha i mesi contati: a partire dal 1° gennaio 2024 la misura introdotta dal governo Conte nel 2019 andrà ufficialmente in pensione per lasciare il posto ad una nuova misura di sostegno al reddito: la GIL, ovvero la Garanzia per l’Inclusione.

Il governo Meloni, già ad inizio 2023 aveva modificato drasticamente il Reddito di Cittadinanza, decidendo di farlo durare, per gli occupabili, solo 7 mesi senza possibilità di rinnovo. A gennaio prossimo, poi, l’entrata in vigore di GIL che, per certi versi è simile al RdC, mentre per altri totalmente diversa.

Nuovo Reddito di Cittadinanza: cosa si rischia con il lavoro a nero

reddito di cittadinanza
nuovo rdc rischi falso (Foto Adobe-pensioni.it)

La GIL sarà erogata dall’INPS a tutti coloro che ne fanno regolare domanda: uno dei requisiti per averla è che all’interno del nucleo familiare di appartenenza vi sia almeno un componente con disabilità, un minorenne o una persona con almeno 60 anni. A variare anche l‘ISEE che diventa più restrittivo.

A differenza del RdC che poneva una soglia limite di 9mila euro, per la GIL l’ISEE non dovrà superare i 7.200 euro. Inoltre il reddito familiare non deve essere superiore a 6mila euro annui. A cambiare anche gli importi del nuovo RdC che saranno di 500 euro al mese moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza.

La GAL sarà erogata ogni mese per un periodo non superiore a 18 mesi e potrà essere rinnovato, dopo la sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di dodici mesi è sempre prevista la sospensione di un mese. Ad inasprirsi, poi, saranno anche le sanzioni contro i furbetti che vorrebbero percepire la misura senza i requisiti sopra riportati.

Per quanto riguarda la GIL, infatti, i furbetti, ovvero quelli che dichiareranno il falso in sede di domanda, rischieranno il carcere da 2 a 6 anni. Chi invece non comunicherà all’INPS le variazioni del reddito o del patrimonio, come prescritto dalla normativa, rischieranno il carcere da 1 a 3 anni. I percettori condannati ad almeno 1 anno di reclusione perderanno il sussidio e dovranno restituire tutto ciò che hanno percepito indebitamente.

Gestione cookie