Cosa cambierà per il Reddito di Cittadinanza (RdC), attesa per la prossima riunione del Consiglio dei Ministri che si terrà il 1° maggio
La polemica intorno al Reddito di Cittadinanza non accenna a diminuire. Il governo ha annunciato una riunione da tenere il 1° maggio per discutere del cosiddetto decreto lavoro, nel quale dovrebbero comparire dei chiarimenti definitivi sulla questione. Quel che resta certo è l’abolizione del Reddito di Cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2024.
Per quella data dovrebbero partire diverse misure pensate per sostituire il sussidio contro la povertà, introdotto nella primavera del 2019. Infatti con la Legge di bilancio è prevista la sua scomparsa e nel frattempo una sua erogazione parziale per i cosiddetti occupabili di soli 7 mesi con l’obbligo di frequenza a corsi di aggiornamento lavorativo, mentre per le famiglie con anziani, minori e disabili a carico l’erogazione del sussidio è prevista fino al mese di dicembre.
Possibili cambiamenti nel nuovo reddito di cittadinanza
L’idea del governo, emersa nelle scorse settimane, era di ridurre la platea dei beneficiari abbassando il limite Isee per accedere alla prestazione e separare i cosiddetti occupabili dai 18 ai 59 anni, dalle altre categorie di beneficiari. La riforma del trattamento prevede quindi una decisa stretta su requisiti e importi con una spinta decisiva alla formazione obbligatoria.
Ma emergono in questi giorni alcuni imprevisti. I cosiddetti occupabili non inseriti in famiglie senza minori, anziani e disabili sono molti meno di quanto valutato. Poi l’erogazione del RdC nel corso di quest’anno e l’accesso alla nuova misura pensata per accompagnare gli occupabili alla fine dell’anno (Prestazione di accompagnamento al lavoro, PAL) sono legate alla partecipazione ai programmi di Garanzia di occupabilità dei lavoratori, finanziati con il Pnrr.
In molte regioni questi progetti di riqualificazione professionale, in particolare al Sud dove risiedono la maggior parte dei beneficiari occupabili di RdC, non sono partiti. Quindi molti beneficiari rischiano di perdere la possibilità di fruire delle nuove misure e di conseguenza l’Italia di perdere parte dei fondi Pnrr. I percettori di RdC nelle regioni meridionali realmente occupabili sono una percentuale minima, non più del 3 per cento complessivo.
Quindi il governo dovrà modificare qualcosa, prima che molti degli occupabili escano dalla possibilità di accedere alle nuove misure, senza aver nemmeno iniziato i corsi e al contempo si perdano le risorse europee.