Quali sono le possibili ipotesi di riforma del fisco, si parla di nuove aliquote per l’Irpef, ma chi ne trae vantaggi?
Tra le discussioni e le tematiche che sta affrontando il governo una delle più spinose e delicate è senz’altro quella legata alla riforma del fisco e in particolare alle aliquote irpef. Un tema particolarmente sentito non solo da tutti i contribuenti, ma che determina e delinea le linee di intervento dell’esecutivo.
La questione dell’irpef si allinea a quella della flat tax che provoca reazioni molto contrastanti e una forte opposizione da parte delle parti sociali. Il pericolo concreto è l’abbandono o la limitazione dei principi costituzionali di rispetto della capacità contributiva dei cittadini e del criterio di progressività delle imposte. Ma quali sono le proposte in campo?
Le proposte della riforma fiscale chi ci guadagna
Sul tavolo di discussione la rimodulazione della fascia Irpef con la loro riduzione da 4 a 3. Attualmente gli scaglioni di reddito sono del 23% per redditi fino a 15mila euro; del 25% per redditi tra 15 e 28mila; del 35% per redditi tra 28 e 50mila; del 43% per redditi oltre i 45mila euro. Le proposte vanno tutte verso una riduzione delle fasce e i redditi sfavoriti da questa rimodulazione sono quelli più bassi tra i 9 e 28mila euro.
Alcuni esempi con tre aliquote: 23% fino a 15mila euro; 27% tra 15 e 50mila; 43% oltre i 50mila euro. Con questo schema i vantaggi sarabbero per la fasce medie e alte, mentre per chi guadagna tra i 25 e i 27mila euro all’anno avrebbero circa 300 euro in più di tasse da versare. Con aliquote fino al 23% per redditi fino a 15mila euro; del 27% per redditi tra i 15mila e i 75mila; del 43% oltre i 75 mila, la fasce più svantaggiate sarebbero quelle tra i 15 e i 28mila euro con un aumento della tassazione di 2 punti percentuali.
Le proposte sono anche altre, ma in tutte le fasce avvantaggiate sono quelle medio/alte e alte, mentre per le più basse non ci sarebbero cambiamenti, mantenendo la stessa pressione fiscale. Ad essere più colpite e svantaggiate quelle medie e medio/basse con redditi mensili non oltre i 2mila euro, che si troverebbero a pagare più tasse. Quindi riduzione della pressione fiscale soprattutto per i ceti abbienti con una vistosa inversione di rotta.