Una brutta sorpresa potrebbe riservare l’INPS a pochi giorni dalla nuova tornata pensionistica, nei confronti dei cedolini più bassi. Cosa sta succedendo
A pochi giorni da tutto ciò che comporterà dal punto di vista del calendario fiscale e previdenziale l’arrivo del nuovo mese, la fine di aprile segna la chiusura della fase di assestamento che gli enti statali che si occupano di fisco e previdenza si danno per porre a pari condizioni la contabilità di partenza di ciascun percettore di misure. È in questi giorni che stanno infatti chiudendosi le situazioni creditorie vantate da alcuni cittadini.
Credito nelle casse dello Stato permettendo, l’INPS sta terminando l’iter di erogazione degli arretrati e dei conguagli derivati da differenti circostanze fiscali o meno, molte risalenti addirittura a mancati pagamenti di competenza 2022. Misure come l’Assegno Unico per le famiglie hanno visto il susseguirsi di serrate verifiche che comportano innanzitutto la “momentanea” sospensione dei pagamenti; ma possono passare dei mesi, al riguardo.
Beffa pensioni minime INPS: nuovo rinvio degli aumenti?
Talvolta, la data di sblocco non viene nemmeno segnalata sul Cassetto Fiscale del Contribuente. Analogamente, anche il Reddito di Cittadinanza è stato coinvolto nell’evasione degli arretrati durante il mese. Anche per il mese di maggio, non è esclusa che l’attività di recupero prosegua. Da un punto di vista erariale, chi chiude rapidamente la presentazione della dichiarazione dei redditi, con la conferma del modello 730 precompilato, potrebbe ricevere a strettissimo giro il rimborso del credito d’imposta.
Il tutto mentre si vanno lentamente ad esaurirsi le liste dei beneficiari dell’una tantum relativa al bonus 150 euro, tra i pensionati e i percettori di indennità di disoccupazione Naspi. E ancora, tra i pensionati, si registra il lento completamento del ricalcolo degli importi delle pensioni dopo l’applicazione dell’indice effettivo complessivo al 7,3% su base inflazionistica.
Si sta parlando di un processo che ha trovato la sua entrata a regime già dal 1° gennaio 2023 ma che ha trovato impreparate le tabelle aggiornate dell’ente previdenziale, il quale ha dovuto rimandare alle porte del prossimo maggio. Il principio di perequazione, inoltre, porterà all’esordio la rivalutazione delle pensioni minime, le quali per gli over 75 sfioreranno i 600 euro, grazie all’adeguamento al 6,4%; sotto i 75 anni, l’indice incrementale è all’1,5%. Eppure l’assenza di notizie da parte dell’INPS che confermino pagamenti più robusti in avvicinamento, non ce ne sono. E ciò lascia il triste sospetto che in avvicinamento vi sia una nuova procrastinazione degli aumenti.