Il nuovo Dl Lavoro permetterà ai lavoratori di uscire dal mondo del lavoro con ben 5 anni di anticipo. Vediamo i dettagli
Buone notizie per centinaia di migliaia di italiani che stanno per uscire dal mondo del lavoro: il Dl Lavoro proroga contratti di espansione per andare in pensione fino a 5 anni prima. La norma era stata già prorogata fino alla fine del 2023 dalla Legge di Bilancio 2022 ed è stata ulteriormente prorogata.
La norma sulle pensioni, che a breve sarà discussione del Consiglio dei Ministri, è composta da tantissime voci dedicate all’occupazione e, tra queste, viene fatto cenno proprio alle procedure per avviare i contratti di espansione che, di fatto, sono prorogati fino al 2025. Vediamo tutti i dettagli di questa novità.
Pensioni e Dl Lavoro: così si può lasciare il lavoro 5 anni prima
I contratti di espansione consentono l’uscita anticipata dei lavoratori a fronte dell’assunzione di nuove professionalità. Questo tipo di contratto può essere firmato dai dipendenti che hanno meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, che sia essa di vecchiaia o anticipata.
Nel dettaglio questo tipo di contratto prevede che i pensionati, tramite un accordo tra sindacati ed azienda, vengano accompagnati alla pensione fino a cinque anni prima dei normali requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia o di quella anticipata. L’azienda paga un assegno pari alla pensione maturata al momento della cessazione del rapporto, fino a quando il lavoratore non raggiunge il requisito pieno per la pensione vera e propria.
La pensione che sarà percepita sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa. Questo tipo di contratto non è l’unica via per uscire dal lavoro in anticipo dal momento che il Dl Lavoro prevede anche l’aumento da due a tre delle date utili al pensionamento anticipato, individuabili in quelle previste dall’Ape sociale: 31 marzo, 15 luglio e 30 novembre.
Inoltre ricordiamo Quota 41, forma di pensionamento dedicato a chi è iscritto ad una forma di previdenza obbligatoria prima del gennaio 1996 e lavora da prima dei 19 anni. Nessun cambiamento in vista, invece, per quanto riguarda Opzione Donna che è rivolta a caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate o dipendenti da aziende in crisi. Rimane poi, nonostante le polemiche, la connessione fra età di pensionamento anticipato e numero di figli: la prima si riduce di un anno all’aumentare del numero dei figli.